"So
di essere un piccolo pezzo di un grande, grande universo,
perfettamente incastrato nel resto...
L'intero universo è fatto di tanti piccoli pezzi incastrati insieme. Se un pezzetto si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo cade in pezzi…"
L'intero universo è fatto di tanti piccoli pezzi incastrati insieme. Se un pezzetto si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo cade in pezzi…"
“Beasts
of the southern wild”, lungometraggio d'esordio (ripeto:
D'ESORDIO!!) di Benh
Zeitlin, uscito quest'anno al cinema, dopo aver trionfato al Sundance
film Festival, aver vinto la Camera d'or a Cannes nella categoria “Un
Certain Regard” (ed essersi guadagnato anche diverse nomination
agli oscar), è l'ennesima dimostrazione di come anche con un budget
ridotto ed attori non professionisti è possibile creare un'opera di
innegabile bellezza.
Il
film che si configura come un “romanzo di formazione”, in pratica
è la storia di Hushpuppy, una bambina afroamericana di 6 anni che
vive in piena povertà in una zona della Lousiana che sta per essere
inondata, chiamata la “Grande Vasca” insieme al padre malato e morente. La
sua è una lotta per la sopravvivenza, una continua ricerca di un
modo per cavarsela da sola in un mondo sempre più ostile. Hushpuppy
non può permettersi di restare indifesa, deve crescere al più
presto, diventare velocemente adulta.
L'inizio
del film è da favola. Anzi, da brividi. Sin dai primi frangenti è
una meraviglia per gli occhi e per l'anima, ma è il solo il
buongiorno che si vede al mattino di una pellicola che sarà
eccezionale per tutti i suoi 90' di durata. Le primi immagini ci
proiettano subito in un altro mondo (sembra l'Africa centrale ed
invece siamo nel profondo sud degli Stati Uniti, sul delta del
Mississippi in Louisiana)... e così accompagnati dai monologhi fuori
campo della piccola protagonista e dal rumore dei battiti del cuore
degli animali che Hushpuppy ama ascoltare, iniziamo il nostro viaggio
che ci porterà a intimo contatto con la natura e con un'umanità
che, pur vivendo emarginata, è costretta a conservare la speranza
per continuare a lottare per la vita. Se non bastasse, presto si
passa dalla dimensione realistica a quella mitologica, quasi
onirica... dal nulla entriamo nell'immaginazione della piccola e così
compaiono i ghiacciai che si sciolgono e bestie feroci che
marciano... e si resta indifesi, ma stupefatti.
Centrale,
ovviamente, è il rapporto padre-figlia, sviscerato in tutti i suoi
lati positivi e negativi. Hushpuppy cresce seguendo gli insegnamenti
del papà, ma anche trovando la forza talvolta di fare di testa sua.
Tra i due protagonisti, però, non c'è mai una scena banale.
E comprensibilmente,
in un film del genere non manca la malinconia, ma non è di quella
angosciante, straziante... al contrario, è una malinconia che fa
solo da sottofondo al nostro percorso all'interno del film, che Behn
Zeitlin ci trascina a compiere, insieme alla protagonista: una sorta
di viaggio spirituale, al termine del quale non possiamo non sentirci
in qualche modo arricchiti.
Per
tutto il film siamo in mezzo agli alberi ed alla miseria, all'acqua e
alla sofferenza fisica, alla sporcizia e alla fame, al fango e alle
lacrime, a baracche di legno e vecchi indumenti sgualciti... Ed il
bello è che i ricchi Stati Uniti d'America sono soltanto a poche
miglia di distanza, al di là del cemento della diga. Sembra quasi
impossibile... Ma il regista non calca la mano. La sua telecamera,
spesso all'altezza degli occhi della bambina, si limita ad esplorare
quei luoghi, in maniera quasi timida come se non volesse disturbare,
se in qualche modo avesse paura. Si limita a raccontarci le emozioni
per immagini... (e sapete bene che è proprio quello che prediligo in
un film).
Alcune
sequenze sono da 'pelle d'oca': in primis quella dell'uragano, dove
la forza distruttiva della natura sia schianta sul riparo in legno
dei protagonisti. Le sensazioni si mischiano: c'è il timore negli
occhi della bambina, c'è la quasi follia del padre che si mette a
sparare al cielo gridando contro la natura ed ancora una volta ci
ritroviamo persi un'altra dimensione con l'improvvisa comparsa delle
zanne di una creatura preistorica. Quando riapriamo gli occhi, tutto
è allagato...e ai due protagonisti non resta che una barca come
abitazione... (solo per citare una delle scene più emozionanti)...ma
quella non è la fine. Niente è perduto, bisogna soltanto farsi
forza, stringere i denti, gridare e ripartire con una forza vitale
ancora più grande. Dopo quell'uragano si assiste così
progressivamente al risorgere di una comunità, che non ha certo
intenzione di arrendersi e smettere di vivere. E quell'energia,
nelle feste, nei canti degli ubriachi, finisce per contagiarsi,
rendendo il coinvolgimento spettatore-film sempre più potente.
Da
brividi anche le sequenze dedicate a quella madre che vive soltanto
nel ricordo del padre e nell'immaginazione della piccola. Quando
compare sullo schermo, la mamma, sempre inquadrata di schiena, senza
mostrarne il volto, dona inevitabilmente luce alle immagini...
E'
un film che prosegue sui binari del ciclo della natura, senza
risparmiarci la malattia o la morte, ma mostrandoci la vita in tutte
le sue più disparate forme, senza nasconderci la disperazione, ma
trasmettendo al contempo un immenso messaggio di speranza...
Una
bella fiaba contemporanea che sa come aprirti il torace e stringerti
in cuore...
Così,
senza svelare nient'altro della trama, dico solo che una volta giunti
ai titoli di coda non si può che applaudire il trentenne Benh Zeitlin, perché in questa pellicola non c'è quasi niente di
sbagliato. Storia originale e coinvolgente, sceneggiatura
impeccabile, fotografia di grande livello, colonna sonora perfetta
capace di suscitare le giuste emozioni al momento giusto! Non resta
che chiederci quale dannato gioco di prestigio sia riuscito a
compiere il regista, per donare all'opera un'atmosfera così magica,
senza costosi effetti speciali.
E'
certo che di talento ne ha da vendere e da lui non possiamo che
aspettarci grandi cose in futuro. Ma non deve lasciarsi intrappolare da Hollywood dopo questo inaspettato successo
e le nomination agli oscars...
In ogni caso, per ora possiamo soltanto ringraziarlo
per un film così.
Consiglio: guardatelo in lingua originale con i sottotitoli per un' immersione più completa.