..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

martedì 27 agosto 2013

"Beasts of the southern wild" di Benh Zeitlin (2012)

"So di essere un piccolo pezzo di un grande, grande universo, perfettamente incastrato nel resto...
L'intero universo è fatto di tanti piccoli pezzi incastrati insieme. Se un pezzetto si rompe, anche il più piccolo, l'intero universo cade in pezzi…"





Beasts of the southern wild”, lungometraggio d'esordio (ripeto: D'ESORDIO!!) di Benh Zeitlin, uscito quest'anno al cinema, dopo aver trionfato al Sundance film Festival, aver vinto la Camera d'or a Cannes nella categoria “Un Certain Regard” (ed essersi guadagnato anche diverse nomination agli oscar), è l'ennesima dimostrazione di come anche con un budget ridotto ed attori non professionisti è possibile creare un'opera di innegabile bellezza.

Il film che si configura come un “romanzo di formazione”, in pratica è la storia di Hushpuppy, una bambina afroamericana di 6 anni che vive in piena povertà in una zona della Lousiana che sta per essere inondata, chiamata la “Grande Vasca” insieme al padre malato e morente. La sua è una lotta per la sopravvivenza, una continua ricerca di un modo per cavarsela da sola in un mondo sempre più ostile. Hushpuppy non può permettersi di restare indifesa, deve crescere al più presto, diventare velocemente adulta.

L'inizio del film è da favola. Anzi, da brividi. Sin dai primi frangenti è una meraviglia per gli occhi e per l'anima, ma è il solo il buongiorno che si vede al mattino di una pellicola che sarà eccezionale per tutti i suoi 90' di durata. Le primi immagini ci proiettano subito in un altro mondo (sembra l'Africa centrale ed invece siamo nel profondo sud degli Stati Uniti, sul delta del Mississippi in Louisiana)... e così accompagnati dai monologhi fuori campo della piccola protagonista e dal rumore dei battiti del cuore degli animali che Hushpuppy ama ascoltare, iniziamo il nostro viaggio che ci porterà a intimo contatto con la natura e con un'umanità che, pur vivendo emarginata, è costretta a conservare la speranza per continuare a lottare per la vita. Se non bastasse, presto si passa dalla dimensione realistica a quella mitologica, quasi onirica... dal nulla entriamo nell'immaginazione della piccola e così compaiono i ghiacciai che si sciolgono e bestie feroci che marciano... e si resta indifesi, ma stupefatti.

Centrale, ovviamente, è il rapporto padre-figlia, sviscerato in tutti i suoi lati positivi e negativi. Hushpuppy cresce seguendo gli insegnamenti del papà, ma anche trovando la forza talvolta di fare di testa sua. Tra i due protagonisti, però, non c'è mai una scena banale.

E comprensibilmente, in un film del genere non manca la malinconia, ma non è di quella angosciante, straziante... al contrario, è una malinconia che fa solo da sottofondo al nostro percorso all'interno del film, che Behn Zeitlin ci trascina a compiere, insieme alla protagonista: una sorta di viaggio spirituale, al termine del quale non possiamo non sentirci in qualche modo arricchiti.

Per tutto il film siamo in mezzo agli alberi ed alla miseria, all'acqua e alla sofferenza fisica, alla sporcizia e alla fame, al fango e alle lacrime, a baracche di legno e vecchi indumenti sgualciti... Ed il bello è che i ricchi Stati Uniti d'America sono soltanto a poche miglia di distanza, al di là del cemento della diga. Sembra quasi impossibile... Ma il regista non calca la mano. La sua telecamera, spesso all'altezza degli occhi della bambina, si limita ad esplorare quei luoghi, in maniera quasi timida come se non volesse disturbare, se in qualche modo avesse paura. Si limita a raccontarci le emozioni per immagini... (e sapete bene che è proprio quello che prediligo in un film).

Alcune sequenze sono da 'pelle d'oca': in primis quella dell'uragano, dove la forza distruttiva della natura sia schianta sul riparo in legno dei protagonisti. Le sensazioni si mischiano: c'è il timore negli occhi della bambina, c'è la quasi follia del padre che si mette a sparare al cielo gridando contro la natura ed ancora una volta ci ritroviamo persi un'altra dimensione con l'improvvisa comparsa delle zanne di una creatura preistorica. Quando riapriamo gli occhi, tutto è allagato...e ai due protagonisti non resta che una barca come abitazione... (solo per citare una delle scene più emozionanti)...ma quella non è la fine. Niente è perduto, bisogna soltanto farsi forza, stringere i denti, gridare e ripartire con una forza vitale ancora più grande. Dopo quell'uragano si assiste così progressivamente al risorgere di una comunità, che non ha certo intenzione di arrendersi e smettere di vivere. E quell'energia, nelle feste, nei canti degli ubriachi, finisce per contagiarsi, rendendo il coinvolgimento spettatore-film sempre più potente.

Da brividi anche le sequenze dedicate a quella madre che vive soltanto nel ricordo del padre e nell'immaginazione della piccola. Quando compare sullo schermo, la mamma, sempre inquadrata di schiena, senza mostrarne il volto, dona inevitabilmente luce alle immagini...

E' un film che prosegue sui binari del ciclo della natura, senza risparmiarci la malattia o la morte, ma mostrandoci la vita in tutte le sue più disparate forme, senza nasconderci la disperazione, ma trasmettendo al contempo un immenso messaggio di speranza...
Una bella fiaba contemporanea che sa come aprirti il torace e stringerti in cuore...

Così, senza svelare nient'altro della trama, dico solo che una volta giunti ai titoli di coda non si può che applaudire il trentenne Benh Zeitlin, perché in questa pellicola non c'è quasi niente di sbagliato. Storia originale e coinvolgente, sceneggiatura impeccabile, fotografia di grande livello, colonna sonora perfetta capace di suscitare le giuste emozioni al momento giusto! Non resta che chiederci quale dannato gioco di prestigio sia riuscito a compiere il regista, per donare all'opera un'atmosfera così magica, senza costosi effetti speciali.

E' certo che di talento ne ha da vendere e da lui non possiamo che aspettarci grandi cose in futuro. Ma non deve lasciarsi intrappolare da Hollywood dopo questo inaspettato successo e le nomination agli oscars... 
In ogni caso, per ora possiamo soltanto ringraziarlo per un film così.


Consiglio: guardatelo in lingua originale con i sottotitoli per un' immersione più completa.









16 commenti:

  1. Alla fine un gran bel film, anche se alla base ci sono alcune furberie [a là "Into the wild" mi verrebbe da dire] che me l'hanno fatto vedere con un certo distacco.
    L'atmosfera fiabesca però compensa quasi tutto!

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    1. Ed infatti è proprio l'atmosfera magica la forza di questo film. Il modo come è raccontato! E così intenso e leggero allo stesso tempo... La storia in fin dei conti non ha niente di così originale e c'era un grosso rischio di buonismo spicciolo. E' per questo, infatti, che non l'ho visto fino a ieri! poi mi sono deciso e per me è stato stupendo... Non mi aspettavo che mi avrebbe fatto questo effetto. Per me è un gran film...specialmente considerando che è un esordio! l'avevi recensito anche te?

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  2. Ciao Vittorio, sono riuscito a beccare il tuo blog grazie a dei commenti che hai lasciato ad un altro stimato blog che seguo da tempo (l'emergere del possibile). Sul film condivido il fatto che sia un ottimo esordio, anche se l'opinione scritta da me è un pò meno entusiasmante. La tua annotazione finale invece mi trova perfettamente d'accordo: il timore infatti, dopo tale successo, è quello che con un eventuale prossimo lavoro possa verificarsi il classico ripiegamento agli standard hollywoodiani, con la conseguente perdita quindi di una propria originalità... Speriamo di no, perchè Zeitlin ha dimostrato di saperci fare.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. *___*

      Pensa che questo film lo vidi perché ne scrissi proprio tu.

      Comunque un bel film, niente da dire, forse meritava qualcosa di più agli oscar, specialmente vista la concorrenza. L'unica pecca, forse, è che a riguardarlo tinge di fiabesco anche cose come la malattia e la morte: le avesse dipinte in maniera più distaccata e lucida, crudele se vuoi, l'avrei adorato. Concordo con te e visione, comunque: il timore che si adegui agli standard hollywoodiani è pressante.

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    3. Sinceramente non mi ha dato fastidio questo suo filtrare il tutto attraverso gli occhi e l'immaginazione della piccola... è proprio quello il bello, noi vediamo il mondo (comprese le sue cose più crudeli come morte e malattia) come le guarda Hushpuppy... in questo il film è estremamente coerente dall'inizio alla fine.
      Ho ritenuto azzeccata, per una volta, anche la scelta della telecamera a spalla, che invece troppo spesso è una scelta fine a se stessa fatta solo per dare un tocco più autoriale che però non ci incastra niente con il film... Ora ViSo vado a leggere la tua recensione. Ultimamente ho letto moltissimo i vostri due blog ed ovviamente ho provveduto a recuperare un sacco di roba, ma mi fate sentire così ignorante!! Non ho visto quasi niente di ciò di cui parlate e non so se ho il bagaglio culturale adeguato per apprezzarli...

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    4. Be', oddio, no, la mdp a spalla nasce fondamentalmente contro l'accademismo estetizzante della steadicam, guarda caso soprannominato, beffardamente, aestedicam. Leggevo che "Melancholia" e "Il sospetto" ti erano piaciuti, ed entrambi i registi avevano utilizzato la mdp a spalla in maniera prepotente in alcuni loro film: von Trier fa della mdp a spalla un punto di forza del suo Dogma#95 (v. "Idioti"), in cui ci rientra anche quel magnifico "Festen" di Vinterberg.

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    5. Si, in "Melancholia" l'ho trovata una scelta altrettanto azzeccata, così come in "Idioti"(film a mio avviso assolutamente non riuscito a pieno) dove certamente aveva uno scopo preciso e non solo estetico o di opposizione all'accademismo. Era anche un discorso di mimesi, cercare di rendere il tutto più vicino all'amatoriale come se fosse realtà...dimmelo se sto dicendo cavolate eh! altre volte, invece mi è capitato di vedere registi utilizzarla un po' a casaccio.

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    6. se vuoi entrare nel discorso "Idioti"... io quel film non l'ho proprio digerito. Festen invece purtroppo non l'ho visto...

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    7. Perché non ti è piaciuto "Idioti"? Io l'ho trovato un film divertentissimo, anarchico e goliarda all'ennesima potenza. Visto e rivisto!

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    8. Senti, di LVT ho amato quasi tutto ciò che ho visto (Dancer in the dark, Dogville, MELANCHOLIA) con qualche riserva per Antichrist. Invece Idioti, mi è sembrata una provocazione senza senso, un film che vuole soltanto essere disturbante. Ben venga certo, ma ci deve essere anche qualcosa di più... Vuole infastidire i benpensanti (e non che sia un male), ma non ci ho trovato molto di più... Non ne ho proprio capito il senso. ed ho odiato lo stile, troppo "Dogma"... non mi piace, mi dispiace trovarmi in disaccordo con te, che ti stimo moltissimo. sono pronto a rivalutarlo se mi dai qualche ragione ;-) Mi fido della tue capacità. Io purtroppo, senza il tuo evidente bagaglio culturale, mi trovo a giudicare i film più di stomaco che di testa. Se "Il sospetto di Vinterberg" l'ho amato e odiato allo stesso tempo... "Idioti" l'ho soltanto odiato. E' un po' la sensazione che ho avuto con "La pianista" di Haneke...(e sono sicuro che mi infamerai anche per questo!)

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  3. Pura magia, una favola moderna che è riuscita a farmi sorridere, piangere e incantare!
    Ovviamente visto con i sottotitoli, la voce che ho visto nel trailer italiano aveva già fatto scempio di Hushpuppy :(

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    1. Infatti, la voce di Hushpuppy è uno degli elementi più importanti del film, fondamentale per creare un certo tipo di atmosfera... Ma è essenziale anche l'accento della Lousiana (che ho imparato a conoscere grazie a True Blood) degli altri protagonisti per immergersi in questo mondo. Tutta un'altra cosa rispetto al doppiaggio!! Film magico davvero, mi ha letteralmente conquistato. Sarà che ho un debole per questo tipo di film!

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  4. in sintonia con te, e mi unisco al coro dell'orrendo doppiaggio di Hushpuppy, che non mi ha fatto apprezzare a pieno questa pellicola, in quanto molto fastidioso

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