Premessa: Da quando è stato inventato il cinema, quante
storie, storielle, “storielline” d’amore saranno state raccontate sul grande
schermo? Eppure ogni tanto arriva un regista come Spike Jonze, i cui migliori
lavori sin qui sono stati videoclip e quel bellissimo cortometraggio “I’m here”,
che ti tira fuori un film di questa portata, che nella sua “leggerezza” sa
raccontare l’amore da una prospettiva nuova ed originale e lo fa toccando
tematiche profonde, universali, con sprazzi di genuina poesia. Voglio dirlo. E subito:
“Her” non sarà un capolavoro, ma è sicuramente una delle pellicole più
interessanti ed emozionanti dell’anno. Io semplicemente…l’ho amato. Mi è entrato
nel cuore e si è già guadagnato il suo posticino, lì accanto ad un film come “Se
mi lasci ti cancello”. Credetemi, il paragone ci sta tutto. Come il gioiellino
targato Michel Gondry, anche questa ultima pellicola di Jonze prende spunto
attorno ad un’idea fantascientifica ed elabora poi una complessa riflessione
sull’umanità e sui rapporti interpersonali di pregevole fattura, destinata a
diventare un “cult” tra i romanticoni come il sottoscritto.
“A Spike Jonze Love Story” recita la locandina del film,
ma l’appellativo di storia d’amore è davvero limitativo per un film del genere.
Sin dai primi fotogrammi, infatti, appare chiaro che si tratta soprattutto di
un film sulla SOLITUDINE, sul bisogno di “contatto umano”. Che attenzione, non
è soltanto la solitudine dell’uomo in un mondo sempre più tecnologizzato e
disumanizzato, di cui si è tanto parlato. Theodore Twombly, il protagonista, con
la sua sensibilità, la sua fragilità intrinseca, la sua difficoltà nel
relazionarsi agli altri, nel gestire le emozioni, le proprie e quelle di coloro
che gli stanno attorno, sarebbe stato solo anche senza le macchine, anche
cinquant’anni fa, sessanta, settanta… Un piccolo antieroe, un signor nessuno,
come tutti.

Spinto da questo malessere di fondo, compra ed installa un
nuovo, avveniristico sistema operativo, “Umano” per così dire, in grado di
pensare, evolversi sulla base dell’esperienza e dei rapporti interpersonali e
soprattutto, per non so quale algoritmo, capace di provare emozioni. Ecco
quindi che si materializza Samantha. Per noi spettatori è soltanto la voce di
un computer (quella di una splendida Scarlett Johansson), per Theodore invece
diventa tutto. Tutto quello di cui aveva bisogno. Qualcuno a cui confidare le
proprie debolezze, con cui ridere, scherzare, ricominciare a vedere la luce…Se
ne innamora…La vita diventa nuovamente una danza. I due scoprendosi l’un l’altro, cominciano a scoprire se stessi…

Lui le dice: “Sento di poterti dire qualsiasi cosa” e le
racconta di come non riesce ad andare avanti dopo la rottura della ex moglie,
compagna da una vita… Lei, invece, le confida il suo desiderio di avere un “corpo”,
di poter camminare al suo fianco… e quindi tutto quel senso di incompiutezza
nel non possederlo.
Oppure… E’ davvero assurdo ed illogico innamorarsi di un
sistema operativo?
-“Ti stai innamorando di lei?”
- “Mi fa sembrare strano?”
-“No, credo che chiunque si innamori sia strano. E’ una sorta
di pazzia socialmente condivisa”…
Si pone tante domande Spike Jonze…sull’amore, la vita, l’amicizia…
ed in fondo non da alcuna risposta. Ma non è un difetto, anzi, questi quesiti
senza soluzione contribuiscono a rafforzare quell’atmosfera malinconica,
surreale e magica che si respira per tutta la durata della pellicola. Se poi ci
aggiungiamo la fotografia splendida, con un’attenzione agli aspetti cromatici
che raramente si incontra, la regia pulita ma adeguata e capace persino di
qualche sussulto degno di nota, la colonna sonora struggente che accompagna i
poetici dialoghi, la recitazione eccelsa dei protagonisti… beh, si può dire in
sostanza che Spike Jonze ha fatto centro, riuscendo a creare un’opera
finalmente matura e capace di far presa su molti e non solo sul “grande
pubblico”. Una favola moderna, un film che non si dimentica.
_ Attenzione: spoiler _
E permettetemi prima di concludere, di scrivere due parole
su una scena. Non riesco a non parlarne. Mi riferisco alla sequenza in cui
Theodore fa sesso per la prima volta con il suo sistema operativo, in cui si
raggiungono livelli di intensità davvero alti. Comincia a descriverle come la
accarezzerebbe se fosse lì con lui, come la bacerebbe sul collo, sul seno… e
Samantha si lascia andare. I due entrano in un’altra dimensione. Tutto
improvvisamente sparisce. LO SCHERMO DIVENTA NERO. Non c’è più materia, non c’è
più carne. Soltanto emozioni.
Vi lascio con “The moon song” di Karen O’ e qualche immagine del film… a presto.
"I'm lying on the moon
My dear, I'll be there soon
It's a quiet starry place
Time's we're swallowed up
In space we're here a million miles away
There's things I wish I knew
There's no thing I keep from you
It's a dark and shiny place
But with you my dear
I'm safe and we're a million miles away
We're lying on the moon
It's a perfect afternoon
Your shadow follows me all day
Making sure that I'm okay and
We're a million miles away"
ma diciamo anche che è un capolavoro.
RispondiEliminasì sì :)
Solitamente preferisco andarci piano con l'etichetta capolavoro... l'uso con molta moderazione. Vorrei che i capolavori restassero "pochi", anche perchè poi si perde un po' il valore della parola. Dopo passo da te, Cannibale, mi ricordo di aver visto in bacheca un titolo "Her mejo film"... continuiamo la discussione dalle tue parti ;-)
EliminaE' in cima alla mia lista. Credo che lo guarderò però in lingua originale, giusto per sentire la voce di Scarlett Johansson (il doppiaggio di Micaela Ramazzotti mi convince poco).
RispondiEliminaMerita in lingua originale, fidati... Scarlett è eccezionale. Poi non so se il film possa essere "nelle tue corde"... fammi sapere che ne pensi!
EliminaVittorio: e del look vintage al maschile che ne pensi? Perché tale scelta?
EliminaVittorio: la cosa che non mi quadra è perché il regista e ovviamente il costumista abbiano deciso di vestire gli uomini in modo retrò, mentre le donne hanno un look decisamente attuale...
EliminaCiao Rubensita, innanzitutto benvenuta da queste parti! Riguardo la scelta di cui parli...in tutta sincerità non ci avevo dato molta importanza. L'ho vista probabilmente come parte dell'attenzione cromatica ai dettagli. Tutti quei colori tenui dell'abbigliamento di Theodore mi sembravano perfetti per l'atmosfera del film, ma in tutta onestà non avevo fatto caso alla discrepanza tra l'abbigliamento maschile e quello femminile...;-)
Eliminauna delle più belle storie d'amore mai raccontate,con una grandissima colonna sonora,ma molto meglio in lingua originale
EliminaAltro film da recuperare, ce l'ho pronto, devo solo trovare il tempo
RispondiEliminaAspetto di leggere cosa ne pensi.... magari ho preso un'abbaglio colossale con questo film. :-P
EliminaPerché perdite tempo con queste cose, figliolo?
RispondiEliminaPer me non è stato "tempo perso", credimi. Ho bisogno di queste pellicole ogni tanto e quando sono fatte così bene, me ne innamoro...
EliminaMi è piaciuto molto, ma ho trovato l'ambientazione troppo abbozzata, e un maggiore approfondimento avrebbe reso gli sviluppi finali decisamente più 'potenti'.
RispondiEliminaComunque, avercene di film così! Tenerissimo e mai troppo melenso/banale.
La migliore recensione di Her che ho letto, senza dubbio.
RispondiEliminaHai toccato molti aspetti e momenti importanti.
Complimenti soprattutto per avermi ricordato lo schermo nero, citazione perfetta.
Gentilissimo! Ma esagerato :-P
EliminaFinalmente sono riuscita a vederlo anche se doppiato. Penso che in apparenza sia un film di una tristezza infinita, non solo per la storia d'amore con un sistema operativo ma soprattutto per l'incapacità del protagonista di vivere la propria solitudine: il disperato tentativo di colmare il desolato vuoto umano con la presenza esclusiva di un altro, cosa per altro impossibile... In realtà vedo Samantha più come la sublimazione dell'anima...lei si evolve velocemente, è eterna ed è in grado di percepire le emozioni utilizzando l'intuito, infatti è destinata a passare oltre, mentre il corpo umano rimane ancorato alla terra e ai desideri materiali che limitano profondamente la comprensione totale della vita oltre ad essere inevitabilmente mortale. Curioso che il regista abbia voluto trasferire l'anima in un computer, però a pensarci è un'idea geniale. Non so...forse mi sbaglio...
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