..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

mercoledì 9 aprile 2014

"NYMPHOMANIAC (VOL. I & VOL. II)" di Lars Von Trier

“Cari tutti, non dico che sia stato facile, ma ora ho capito che non siamo e non saremo mai, simili. Io non sono come voi, che scopate per avere conferme e potete benissimo rinunciare a mettere dei cazzi dentro di voi. Io non sono come voi. Quello che volete voi, è essere riempite. E non importa se da un uomo o da tonnellate di disgustosi cazzi mosci. Non fa alcuna differenza. E io non sono per niente come voi. L'empatia di cui parlate è una bugia perché tutti voi fate parte della polizia morale della società il cui compito è di cancellare la mia oscenità dalla faccia della terra...In modo che la borghesia non si senta offesa. Non sono come voi. Sono una ninfomane e amo ciò che sono. Ma soprattutto amo la mia fica e la mia sporca, lurida lussuria.”

*presenti spoiler

“Forget about love” recita la locandina del film. Ecco, non ci fate caso. Non è vero. Perché Nymphomaniac nasconde amore in ogni sua parte. Certo, non l’amore delle commedie romantiche, ma un amore sincero che è quello per la libertà individuale. L’amore per chi non si merita amore, amore per l’oscenità, amore per tutta quella parte dell’umanità, sconfitta, emarginata, messa da parte, ripudiata, disprezzata. Per tutti quegli sconfitti dalla vita e dalla “terra malvagia” di melancolica memoria. Amore per l’uomo, anzi per la donna, dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, l’assurdità di certe accuse di misoginia che troppe volte sono state rivolte al regista.
 Del resto sono sempre stati loro i protagonisti dei suoi film, degli antieroi… gente immorale, ma Von Trier dimostra di amarli, quei suoi personaggi, di volerli difendere. Sorprendentemente direi.

 E’ vero, c’è anche molto odio in questo “Nymphomaniac”. Odio per quella società borghese che decide cosa va bene e cosa va male, cosa è giusto e cosa è giusto e cosa sbagliato, le parole che si possono dire e quelle che sono impronunciabili, chi merita rispetto e comprensione e chi no.
Von Trier non fa sconti e lo sappiamo. E’ “uno stronzo” perché ti obbliga, o quanto meno ci prova a farti vedere le cose da un angolazione diversa. In realtà, paradossalmente (ma anche no), Von Trier “il cattivo” appare forse più “buono” ed onesto della stragrande maggioranza di registi in circolazione. E con questa sua ultima opera, continua con passo deciso il suo percorso di condanna e critica della società, ma lo fa ponendo sempre più attenzione all’umanità, alla gente che in quella società c’è immersa e sta per naufragare, mostrando una sensibilità che ha pochi eguali.
E bisogna essere insensibili (o prevenuti) per non rendersi conto che non siamo di fronte soltanto alla storia di una ninfomane. Il sesso, la ninfomania sono solo tematiche di superficie di quella che appare come una riflessione ben più profonda…

Qui, però urge una premessa che forse avrei dovuto fare prima:
Ritengo inopportuno o quantomeno assurdo parlare dei due Volumi in cui è diviso questo film come di due oggetti separati. E’ vero, sono diversissimi tra loro, quasi sembrano film diversi, ma sono legati indissolubilmente e non hanno senso l’uno senza l’altro. Specialmente il Volume I, non ha ragione di esistere senza la parte successiva.
Perché effettivamente per tutto il Volume I sembra di assistere alla storia di una ninfomane. La nostra Joe, che viene trovata da Seligman distesa per terra in un vicolo buio. Presenta segni di percosse sul volto, puzza di piscio e sembra stremata. Lui la invita a casa e lei gli confessa di essere una peccatrice, una persona riprovevole. Così inizia il racconto di Joe che ripercorre tutta la sua vita, svelando a Seligman il suo rapporto con la sessualità. E lui sembra disposto a difenderla sin da subito.
Da ciò scaturisce una serie di splendidi dialoghi, uno migliore dell’altro, che altro non sono che il dialogo interiore di Von Trier con se stesso. Seligman incarna un lato del regista, Joe un altro… O forse Joe è quello che Von Trier è e Seligman ciò che vorrebbe essere (Seligman di fatto significa “uomo felice”). Oppure l’esatto contrario. Chi può dirlo? Un po’ come era per Justine e Claire in Melancholia.
Il modo, però, in cui Joe racconta la sua vita sessuale è subito spiazzante…

Il sesso viene privato di qualsiasi connotato sensuale, passionale… sembra tutto frutto di un calcolo matematico. Non c’è erotismo. Il racconto è freddo come un trattato anatomico e la lunga sequenza di cazzi rifilatici sembra voler proprio spingere verso questa prospettiva.
Discorsi filosofici, sequenze di Fibonacci durante i rapporti sessuali… la seduzione paragonata alla pesca. Ma c’è spazio allo stesso tempo per la dolcezza delle molte sequenze che vedono Joe assieme al padre, figura eterea… che poi in un capitolo successivo ci viene rivomitata in faccia con estrema spietatezza, in un clima ben diverso da quello colorato ed idilliaco dei primi ricordi della ragazza.
In tutto questo, però, continua a non essere ben chiaro dove il regista voglia andare a parare. Serve allora il volume successivo per rendere tutto più chiaro.

Il sesso diventa ancora più estremo, osceno, perverso.
Ma il sesso è soltanto la punta di dell’iceberg di tutta quella massa di cose che la società provvede a giudicare e quindi fare oggetto di censura e condanna. Von Trier non ci sta, non lo tollera.
Bisogna togliere di mezzo il sesso come lo vuole la morale comune e creare un’apologia dell’oscenità che è un’apologia di tutto ciò che è sbagliato. Per questo dico che è un film pieno d’amore.
Esemplare in questa ottica la scena del “pedofilo” ed il dialogo seguente.

“No, stammi a sentire – attacca Joe -  stiamo parlando di un uomo che ha avuto successo nel reprimere i suoi stessi desideri. Che mai prima d'ora aveva avuto un'esperienza simile, almeno finché non l'ho costretto io. Ha vissuto una vita piena di privazioni e non ha mai ferito nessuno. Credo che sia una cosa ammirevole.”
“Non importa quanto ci provi, ma non ci vedo niente di ammirevole nella pedofilia.” Le risponde Seligman
“Perché stai pensando a quel 5%, circa che fa del male ai bambini. Il restante 95% non pratica al di fuori della propria fantasia. Pensa alla loro sofferenza. La sessualità è una delle forze più grandi dell'umanità. Nascere con una sessualità proibita deve essere un'agonia. Un pedofilo che vive tutta la vita con la vergogna per i suoi desideri, ma che non fa niente per metterli in pratica, si merita una cazzo di medaglia.
Ma c'era un altro motivo per la mia comprensione, che ti appare così misteriosa...Ho visto un uomo che stava portando la mia stessa croce. Solitudine. Eravamo entrambi sessualmente reietti.”

Ecco, forse è la scena più bella che mi sia capitato di vedere al cinema di recente, che può essere presa come manifesto del cinema di Lars Von Trier. Cosa fa Lars? Prende con coraggio un tema scabroso come quello della pedofilia, un tema su cui siamo abituati a schierarci a prescindere, senza se e senza ma e ce lo fa vedere da un’altra angolazione. E’ “provocazione fine a se stessa”? Per me è ben altro… è chiaro segno di sensibilità. E forse così potente Von Trier non lo era mai stato.

Poi si può dire di tutto e di più. Si può stare a discorrere su quanto fosse opportuno spingersi con la telecamera a pochi passi dalle natiche di Charlotte Gainsbourg mentre si fa frustare, oppure mostrarci in primo piano due cazzi neri eretti. Ma mi sembrano discorsi da due soldi di fronte all’immensità di questa opera, di fronte ad una portata simbolica di tale grandezza.
Ed uso il termine “simbolica” perché il racconto di Joe è ben lontano da un taglio documentaristico, malgrado il realismo delle scene. Lo stesso Seligman non ci crede. Troppe coincidenze.

E potremmo anche stare a parlare ancora della grandezza di certe scene, della fotografia a tratti suggestiva, a tratti freddissima…o della colonna sonora magnifica che spazia dall’Heavy metal dei Rammstein a Bach.
Ma l’impressione è che non riusciremmo mai ad inquadrare a pieno questa pellicola, che merita assolutamente di essere riguardata e riguardata ancora.
E’ uno dei migliori film degli ultimi anni. Basta con i discorsi.

Bang!

10 commenti:

  1. Tra pochissimo lo vedrò pure io ^_^

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  2. oh, finalmente un'analisi sensata e ben ragionata su questo enorme film, trattato altrove, al di là del fatto che sia piaciuto o meno, per lo più con grande superficialità.

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    1. Grazie... ho visto che anche te l'hai apprezzato molto, anche se vivendolo in maniera diversa da come l'ho vissuta io. Ma in fondo è quello il bello del cinema.

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  3. Cavolo, bellissima recensione! Quasi sei riuscito a farmi cambiare idea...
    Quasi :-P
    Molto interessanti gli spunti che hai sollevato - che ammetto, nella mia ignoranza non ho saputo cogliere - ma comunque il film non è riuscito ugualmente a convincermi. Sarò troppo borghese? XD

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  4. Come ho scritto anche altrove, non ho ancora avuto né il tempo né il coraggio per approcciarmi a questo film. Spero di poterlo fare presto. Bella analisi, comunque.

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  5. Io aspetterò di poter visionare la versione integrale, quella soft mi ha lasciata un po' con l'amaro in bocca. Antichrist per me rimane ancora il capolavoro imbattuto di Von Trier. Voler percorrere la via tortuosa e non molto originale della ninfomania cercando di dire il non detto non è facile, ma sicuramente Von Trier ci è riuscito meglio di tanti altri... Comunque complimenti per la recensione!

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    1. Antichrist l'ho visto quattro volte... apprezzandolo sempre di più dopo una prima visione a cui forse non ero ancora preparato (muovevo i miei primi passi nel cinema d'autore)... Questo però l'ho amato molto di più Dopo Melancholia è quello che mi ha trasmesso di più, ma dipende essenzialmente da quel che sono io. In fondo il cinema è in un certo senso uno specchio che riflette quel che sei...;-)

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  6. mah, se ce una cosa che odio sono i borghesucci i benpensanti e le censure, ma Von Trier è il suo cinema non mi piacciono affatto e non certo perchè appunto dico che certe cose non vanno bene, ma perchè, a mio modesto parere sia chiaro, il suo cinema è vuoto, non sa di nulla, lui cerca di far credere che sia arte, ma in realtà è solo un suo delirio di onnipotenza.
    Boh io la vedo così e ripeto odio i benpensanti, ma per me Von Trier non è manco un regista.

    Ora i fan del buon Lars mi scanneranno vivo, ma pazienza ;-)

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    1. io assolutamente non ho intenzione di scannarti vivo ci mancherebbe... anzi grazie di essere passato ed aver espresso la tua opinione. Però sono completamente in disaccordo... tu dici che il suo cinema è vuoto...per me è "pienissimo"! per me il cinema vuoto è un altro... questo l'hai visto? Perchè dici che è vuoto? Melancholia perchè è vuoto? Per capire eh...non certo per scannarci...

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  7. Fantastico. Hai detto tutto ciò che avrei voluto dire. Anche io ho trovato la parte riguardante il pedofilo di una potenza rara. Una riflessione magnifica, che pochi possono comprendere fino in fondo. Lars von Trier si conferma uno dei miei registi preferiti.

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