..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

sabato 8 marzo 2014

"GIULIETTA DEGLI SPIRITI" (1965) di Federico Fellini.

“Una settimana prima di iniziare il film, ho sognato che qualcuno mi cavava l’occhio destro con un cucchiaio. Non soffrii, ero sorpreso. Forse il sogno voleva dire che per questo film non mi serviva l’occhio destro, quello della realtà, ma solo il sinistro, quello della Fantasia.” --Federico Fellini




 Solitamente inizio le “recensioni” parlando dei film e chiudo con una carrellata di frammenti… Stavolta ho preferito fare esattamente l’opposto, ovvero mostrarvi prima le immagini. Perché questo è un film che più di tanti altri si fonda proprio sulle immagini. E’ infatti il primo film a colori del Maestro, che qui, con questo nuovo mezzo a sua disposizione, riesce a creare una pellicola di straordinario fascino, meravigliosa sul piano visivo. Grazie a scelte cromatiche azzeccate ed ad un’attenzione particolare e costante alle scenografie, Fellini riesce a portarci direttamente dentro un sogno. Si, guardare un film come “Giulietta Degli Spiriti” è come sognare. Ed è un sogno bellissimo. Un viaggio nell’onirico senza eguali. Un’iniezione di gioia.

Qui Fellini non si da freni, non si limita assolutamente e da pieno sfogo alla propria fantasia, ancora di più di quanto aveva fatto nel precedente “8 e ½”  ed il risultato, secondo me, è altissimo. Se è 8 ½ rappresenta per il sottoscritto una delle vette più alte raggiunte nella storia del cinema, qui non siamo molto distanti. L’immaginario è lo stesso e la storia a tratti sovrapponibile. Al centro infatti c’è un singolo personaggio con la sua individualità…le sue paure, i suoi ricordi, le sue ossessioni, le sue debolezze, i suoi sogni, le sue aspirazioni. C’è la vita come “confusione”, proprio come diceva Guido Anselmi nel finale di 8 ½. C’è un’irrefrenabile giostra, un’esplosione di energia vitale. Giulietta è una donna di mezza età, fragile, timida, innamorata di un marito che la tradisce. L'ha appena scoperto, le sue certezze si sgretolano, il suo amore vacilla, si sente precipitare, si senta perseguitata dai propri fantasmi, dalle ferite del passato. Ancora segnata dall’asfissiante educazione cattolica subita nell’infanzia. E si sente sola, in mezzo a quella società borghese rappresentata ancora una volta come piena di contraddizioni, difetti, caratterizzata da una vacuità di fondo, un’assenza di valori precisi. Attorno a lei, tutti i personaggi del film si muovono come fantasmi, maschere inquietanti e lo spettatore è sempre portato a chiedersi se sta assistendo a qualcosa di vero e tangibile oppure no, tanto è sottile la linea di demarcazione tra realtà e sogno. Del resto, è ben noto il grande interesse per il sovrannaturale da parte del regista…

C’è spazio per l’ironia, per l’erotismo, ma anche per l’analisi psicologica della protagonista. Tutto, però, è eccessivo, esagerato, dagli abiti alle acconciature, dall’arredamento ai dialoghi, dalle smorfie sensuali della vicina di casa ai fiori, alle musiche, anche stavolta splendide firmate da Nino Rota (senza le quali, occorre dirlo, i film di Fellini non sarebbero certo se stessi). Ma nuovamente, in mezzo all’esagerazione ed al grottesco portati alle estreme conseguenze, il film si configura nel complesso come una esortazione alla libertà. Un inno alla gioia… Anzi, un inno alla vita, che non è soltanto gioia, ma è tutto quello che Fellini inserisce in questo calderone, dove c’è spazio anche per l’amarezza, le banalità, per i gesti sbagliati, per le indecisioni. Quel senso di inadeguatezza, di incomprensione perenne, quel non sapere cosa fare della propria vita. E quindi caos, caos ed ancora caos. Caos completo. Messo bene in evidenza grazie al montaggio frenetico, ai movimenti di camera disordinati…
I primi piani sugli occhi di Giulietta, che prova a sorridere, ma piange allo stesso tempo, dicono più di centomila parole. Il “viaggio” nella villa della vicina di casa (interpretata da Sandra Milo, amante del regista nella vita reale, e qui, paradossalmente amica e “maestra di vita” per Giulietta) è una sequenza estremamente potente, che potrebbe essere presa come manifesto del cinema di Fellini e del cinema in generale. Lo stesso dicasi per quella che viene immediatamente dopo, in cui Giulietta scappa ed i suoi sensi di colpa prendono forma ed assumono sembianze infernali.


Si è scritto molto su questo film ed esula perciò dagli intenti di questo blog fornirne un’analisi dettagliata, anche perché non me ne sento in grado. Ma questo è il tipo di film per cui amo il cinema e ci tenevo a trasmettere in poche parole, o almeno provarci, il mio profondo amore per pellicole del genere. Pellicole come questa sono da guardare, riguardare ed ammirare all’infinito. Non permettiamo al tempo di intaccarne la grandezza. 

7 commenti:

  1. Che meraviglia la citazione felliniana, una delle più belle mai sentite, davvero!
    E azzeccatissimo, a mio avviso, farla proseguire direttamente con i fotogrammi, tanto che all'inizio pensavo concludessi così, con un post speciale, magari in occasione della festa della donna... A ogni modo, la recensione che segue conferma quanto ho scritto in risposta al tuo commento da me: tutto quello che riversi in questo spazio, proviene da una passione veramente sentita, e questo non può che farti onore, bravo Vittorio :)
    Riguardo al film, tempo addietro (molto prima di aprire il blog) avevo anche iniziato a vederlo ma probabilmente non ero nella serata giusta e alla fine non l'ho nemmeno completato. Ora che ne hai scritto mi sembra doveroso rispolverarlo dai cd messi da parte. La sequenza che citi, del "viaggio" forse l'ho anche vista, ma sinceramente non ricordo bene se rientrava nella prima ora di film, potresti illuminarmi? Anche perchè mi hai incuriosito...

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    1. A proposito, questa tua frase in chiusura mi ricorda qualcosa, io l'avrei conclusa così: "Pellicole come questa sono da guardare, riguardare ed ammirare all’infinito. Non permettiamo al tempo di intaccarne la Grande Bellezza"... ;)

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  2. Giusto! Comunque si, è nella seconda parte...quando il film "esplode" in tutto il suo onirismo. Da lì è un delirio continuo, ma è allo stesso tempo un vero piacere per gli occhi e l'anima! La fantasia di Fellini nella seconda parte del film non ha davvero freni. La prima parte in effetti è più statica, più lineare, ma magari partire subito "a bomba" non avrebbe avuto lo stesso effetto. Che ti dico Frank, grazie mille per i complimenti e si, prova a dargli un'altra chance, talvolta i film è bene metterli da parte e riprenderli in altre occasioni... e non è detto che poi non tu possa amarli. Film come "Antichrist" o "Enter the void" tanto per farti un esempio (anche se non ci incastrano niente) la prima volta li avevo interrotti dopo nemmeno mezz'ora e poi invece li ho apprezzati moltissimo. Sinceramente non so se potrebbe succederti lo stesso con questo film, essendo davvero agli antipodi di quel minimalismo che tanto ami, ma tentare non nuoce...quando ne avrai voglia. E se non lo apprezzerai, sarai comunque in buona compagnia, perché penso sia uno dei film di fellini che ha ricevuto in giro meno apprezzamenti. Io personalmente l'ho amato! :-D La citazione l'ho trovata sul libro di Tullio Kezich, intitolato semplicemente "Federico Fellini".

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  3. A mio parere uno dei minori di Fellini - fra quelli che ho visto - ma comunque una pellicola sognante e magica. Masina davvero fantastica!

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    1. Sarà proprio quel suo essere sognante e magica che me la fa amare particolarmente. Per me è tutto tranne che un film minore! ;-)

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  4. Grandissimo film, la capacità di Antonioni di oggettivizzare la soggettività collettivizzandola e rendendo tutto alla stregua di un sogno o di una memoria collettiva è qualcosa di indefinibile.

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    1. "oggettivizzare la soggettività collettivizzandola e rendendo tutto alla stregua di un sogno o di una memoria collettiva", che bello questo tuo commento yorick!! Un valore aggiunto alla recensione. Perfetto...non avrei saputo dirlo meglio!

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