..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

domenica 9 marzo 2014

"HER"/ "LEI" di Spike Jonze (2013)


Premessa: Da quando è stato inventato il cinema, quante storie, storielle, “storielline” d’amore saranno state raccontate sul grande schermo? Eppure ogni tanto arriva un regista come Spike Jonze, i cui migliori lavori sin qui sono stati videoclip e quel bellissimo cortometraggio “I’m here”, che ti tira fuori un film di questa portata, che nella sua “leggerezza” sa raccontare l’amore da una prospettiva nuova ed originale e lo fa toccando tematiche profonde, universali, con sprazzi di genuina poesia. Voglio dirlo. E subito: “Her” non sarà un capolavoro, ma è sicuramente una delle pellicole più interessanti ed emozionanti dell’anno. Io semplicemente…l’ho amato. Mi è entrato nel cuore e si è già guadagnato il suo posticino, lì accanto ad un film come “Se mi lasci ti cancello”. Credetemi, il paragone ci sta tutto. Come il gioiellino targato Michel Gondry, anche questa ultima pellicola di Jonze prende spunto attorno ad un’idea fantascientifica ed elabora poi una complessa riflessione sull’umanità e sui rapporti interpersonali di pregevole fattura, destinata a diventare un “cult” tra i romanticoni come il sottoscritto.

“A Spike Jonze Love Story” recita la locandina del film, ma l’appellativo di storia d’amore è davvero limitativo per un film del genere. Sin dai primi fotogrammi, infatti, appare chiaro che si tratta soprattutto di un film sulla SOLITUDINE, sul bisogno di “contatto umano”. Che attenzione, non è soltanto la solitudine dell’uomo in un mondo sempre più tecnologizzato e disumanizzato, di cui si è tanto parlato. Theodore Twombly, il protagonista, con la sua sensibilità, la sua fragilità intrinseca, la sua difficoltà nel relazionarsi agli altri, nel gestire le emozioni, le proprie e quelle di coloro che gli stanno attorno, sarebbe stato solo anche senza le macchine, anche cinquant’anni fa, sessanta, settanta… Un piccolo antieroe, un signor nessuno, come tutti.

Lo vediamo vagare per la città, in preda alla malinconia. Di mestiere scrive lettere a mano per gli altri (o meglio, le detta ad un computer che le scrive per lui) ed è bello vedere come in ognuna ci mette tutto se stesso. Sorride, quasi si commuove mentre le scrive. Poi esce dall’ufficio e si incammina verso casa… prende la metro e si appoggia con la testa contro il finestrino con lo sguardo perso non si sa dove (come faceva il robot, protagonista di I’m Here). Infine, prima di dormire prova a sconfiggere la solitudine frequentando chat per adulti, tra l’altro con scarsi risultati.
Spinto da questo malessere di fondo, compra ed installa un nuovo, avveniristico sistema operativo, “Umano” per così dire, in grado di pensare, evolversi sulla base dell’esperienza e dei rapporti interpersonali e soprattutto, per non so quale algoritmo, capace di provare emozioni. Ecco quindi che si materializza Samantha. Per noi spettatori è soltanto la voce di un computer (quella di una splendida Scarlett Johansson), per Theodore invece diventa tutto. Tutto quello di cui aveva bisogno. Qualcuno a cui confidare le proprie debolezze, con cui ridere, scherzare, ricominciare a vedere la luce…Se ne innamora…La vita diventa nuovamente una danza. I due scoprendosi l’un l’altro, cominciano a scoprire se stessi…



Lui le dice: “Sento di poterti dire qualsiasi cosa” e le racconta di come non riesce ad andare avanti dopo la rottura della ex moglie, compagna da una vita… Lei, invece, le confida il suo desiderio di avere un “corpo”, di poter camminare al suo fianco… e quindi tutto quel senso di incompiutezza nel non possederlo.
“Sto diventando qualcosa di diverso da quello per cui mi hanno programmata. Sono emozionata.” E la riflessione che ne scaturisce diventa ben più ampia. Sono reali le emozioni di Samantha? Si potrebbe dire che sono solamente il risultato di particolari circuiti elettrici. Ma perché, quelle di un uomo non sono la stessa cosa? Può’ quindi un Pc, programmato dall’uomo a sua immagine e somiglianza, essere considerato una persona? O almeno, l’anima del Pc può essere considerata tale?
Oppure… E’ davvero assurdo ed illogico innamorarsi di un sistema operativo?

-“Ti stai innamorando di lei?”
- “Mi fa sembrare strano?”
-“No, credo che chiunque si innamori sia strano. E’ una sorta di pazzia socialmente condivisa”…


Si pone tante domande Spike Jonze…sull’amore, la vita, l’amicizia… ed in fondo non da alcuna risposta. Ma non è un difetto, anzi, questi quesiti senza soluzione contribuiscono a rafforzare quell’atmosfera malinconica, surreale e magica che si respira per tutta la durata della pellicola. Se poi ci aggiungiamo la fotografia splendida, con un’attenzione agli aspetti cromatici che raramente si incontra, la regia pulita ma adeguata e capace persino di qualche sussulto degno di nota, la colonna sonora struggente che accompagna i poetici dialoghi, la recitazione eccelsa dei protagonisti… beh, si può dire in sostanza che Spike Jonze ha fatto centro, riuscendo a creare un’opera finalmente matura e capace di far presa su molti e non solo sul “grande pubblico”. Una favola moderna, un film che non si dimentica.

 Attenzione: spoiler  _

E permettetemi prima di concludere, di scrivere due parole su una scena. Non riesco a non parlarne. Mi riferisco alla sequenza in cui Theodore fa sesso per la prima volta con il suo sistema operativo, in cui si raggiungono livelli di intensità davvero alti. Comincia a descriverle come la accarezzerebbe se fosse lì con lui, come la bacerebbe sul collo, sul seno… e Samantha si lascia andare. I due entrano in un’altra dimensione. Tutto improvvisamente sparisce. LO SCHERMO DIVENTA NERO. Non c’è più materia, non c’è più carne. Soltanto emozioni.






Vi lascio con “The moon song” di Karen O’ e qualche immagine del film… a presto. 


"I'm lying on the moon

My dear, I'll be there soon
It's a quiet starry place
Time's we're swallowed up
In space we're here a million miles away

There's things I wish I knew

There's no thing I keep from you
It's a dark and shiny place
But with you my dear
I'm safe and we're a million miles away

We're lying on the moon

It's a perfect afternoon
Your shadow follows me all day
Making sure that I'm okay and
We're a million miles away"


16 commenti:

  1. ma diciamo anche che è un capolavoro.
    sì sì :)

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    1. Solitamente preferisco andarci piano con l'etichetta capolavoro... l'uso con molta moderazione. Vorrei che i capolavori restassero "pochi", anche perchè poi si perde un po' il valore della parola. Dopo passo da te, Cannibale, mi ricordo di aver visto in bacheca un titolo "Her mejo film"... continuiamo la discussione dalle tue parti ;-)

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  2. E' in cima alla mia lista. Credo che lo guarderò però in lingua originale, giusto per sentire la voce di Scarlett Johansson (il doppiaggio di Micaela Ramazzotti mi convince poco).

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    1. Merita in lingua originale, fidati... Scarlett è eccezionale. Poi non so se il film possa essere "nelle tue corde"... fammi sapere che ne pensi!

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    2. Vittorio: e del look vintage al maschile che ne pensi? Perché tale scelta?

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    3. Vittorio: la cosa che non mi quadra è perché il regista e ovviamente il costumista abbiano deciso di vestire gli uomini in modo retrò, mentre le donne hanno un look decisamente attuale...

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    4. Ciao Rubensita, innanzitutto benvenuta da queste parti! Riguardo la scelta di cui parli...in tutta sincerità non ci avevo dato molta importanza. L'ho vista probabilmente come parte dell'attenzione cromatica ai dettagli. Tutti quei colori tenui dell'abbigliamento di Theodore mi sembravano perfetti per l'atmosfera del film, ma in tutta onestà non avevo fatto caso alla discrepanza tra l'abbigliamento maschile e quello femminile...;-)

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    5. una delle più belle storie d'amore mai raccontate,con una grandissima colonna sonora,ma molto meglio in lingua originale

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  3. Altro film da recuperare, ce l'ho pronto, devo solo trovare il tempo

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    1. Aspetto di leggere cosa ne pensi.... magari ho preso un'abbaglio colossale con questo film. :-P

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  4. Perché perdite tempo con queste cose, figliolo?

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    1. Per me non è stato "tempo perso", credimi. Ho bisogno di queste pellicole ogni tanto e quando sono fatte così bene, me ne innamoro...

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  5. Mi è piaciuto molto, ma ho trovato l'ambientazione troppo abbozzata, e un maggiore approfondimento avrebbe reso gli sviluppi finali decisamente più 'potenti'.
    Comunque, avercene di film così! Tenerissimo e mai troppo melenso/banale.

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  6. La migliore recensione di Her che ho letto, senza dubbio.
    Hai toccato molti aspetti e momenti importanti.
    Complimenti soprattutto per avermi ricordato lo schermo nero, citazione perfetta.

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  7. Finalmente sono riuscita a vederlo anche se doppiato. Penso che in apparenza sia un film di una tristezza infinita, non solo per la storia d'amore con un sistema operativo ma soprattutto per l'incapacità del protagonista di vivere la propria solitudine: il disperato tentativo di colmare il desolato vuoto umano con la presenza esclusiva di un altro, cosa per altro impossibile... In realtà vedo Samantha più come la sublimazione dell'anima...lei si evolve velocemente, è eterna ed è in grado di percepire le emozioni utilizzando l'intuito, infatti è destinata a passare oltre, mentre il corpo umano rimane ancorato alla terra e ai desideri materiali che limitano profondamente la comprensione totale della vita oltre ad essere inevitabilmente mortale. Curioso che il regista abbia voluto trasferire l'anima in un computer, però a pensarci è un'idea geniale. Non so...forse mi sbaglio...

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