..."Dire la verità,quello che non so,che cerco,che non ho ancora trovato.Solo così mi sento vivo."

martedì 30 luglio 2013

"Shame" di Steve Mcqueen (2011)

Badlands you gotta live it every day
Let the broken hearts stand
As the price youve gotta pay”
– Bruce Springsteen, Badlands


A me sinceramente, nei film, piace buttarmici. Si, liberarmi dai pregiudizi, dalle inibizioni, da qualsiasi tipo di freno, dalla paura di affogare. Chiudere gli occhi e tuffarmici, curioso di vedere ciò che accadrà. Molte volte, però, purtroppo, ti tuffi e ti schianti contro un mare finto, fatto di plastica (un po' come Jim Carrey in The Truman Show che sbatte contro il cielo di carta). Questo può accadere o perché il regista non è bravo a creare situazioni credibili, a descrivere i sentimenti, oppure perché le interpretazioni degli attori sono scarse e non c'è proprio verso di entrare in empatia con i personaggi. Ma non è questo il caso. In “Shame” di Steve McQueen, infatti, si riesce veramente ad immergercisi, fino in profondità, rischiando quasi di affogare. Ed io adoro quella situazione.
Quando accade questo, per quanto mi riguarda, si può dire che il regista ha fatto centro.
Tanto di cappello quindi a Steve McQueen che al suo secondo lungometraggio dopo Hunger, è riuscito a dare un'anima a questo film, pur trattando una tematica scomoda e raffigurando un personaggio “insolito” reso però estremamente credibile da un'interpretazione magistrale di Fassbender (provate a vedere i suoi primi piani, per esempio, mentre la sorella canta o durante l'ultimo rapporto sessuale). Un Fassbender che con questa prova si è conquistato un posto nell'olimpo dei migliori attori attualmente in circolazione, capace di reggere un intero film sulle proprie spalle apparendo sicuro e sincero in situazioni per niente semplici.
A discapito quindi di una fotografia gelida, (bellissima tra l'altro) tuta incentrata su toni di blu, grigio e celeste, il film appare vivo e profondo.

Di cosa parla? E' di sicuro un film su una perversione, ma prima di tutto è una splendida raffigurazione di un sentimento forte come la solitudine, quella più straziante, immobilizzante. Fassbender è un erotomane, un uomo ossessionato dal sesso , che per lui rappresenta la sola ed unica via per scappare dai propri fantasmi, da un passato incerto di cui sappiamo pochissimo, ma che comprendiamo essere stato estremamente traumatico ("Non siamo cattive persone. E' solo che veniamo da un brutto posto").  Fassbender corre e scappa da un disagio esistenziale avvolgente. Come in Hunger, anche qui si si trova imprigionato, ma queste sbarre forse sono ancora più resistenti, queste catene fanno ancora più male.
Lo vediamo masturbarsi, scopare in continuazione, raggiungere orgasmi con il volto sofferto e dilaniato dal senso di colpa e dal disprezzo per se stesso. Ma lo vediamo anche non riuscire a fare sesso proprio l'unica volta in cui oltre al desiderio carnale c'era anche del coinvolgimento emotivo (una delle sequenze più angoscianti dell'intera pellicola). Ha un ottimo lavoro e vive in un bellissimo appartamento con una splendida vista sulla metropoli, ma asfissiato dal suo malessere, schiavo del proprio corpo e delle proprie pulsioni, lo vediamo muoversi a stento nel mondo.

Questo inferno, fatto di solitudine non riguarda solamente Brandon, ma anche la sorella Sissy, interpretata da una altrettanto brava Carey Mulligan, anch'essa profondamente triste, incapace di trovare la propria posizione nel mondo, bisognosa di attenzioni. Una ragazza estremamente fragile, con un tentativo di suicidio nel passato, forse più di uno...Tra i due, malgrado le tenere e struggenti suppliche di lei, non c'è mai una vera comunicazione. La dolcezza di Sissy, infatti, si schianta sempre contro quel muro che Brandon si è costruito attorno. E ci si potrebbe davvero scrivere un trattato di psicologia, sul personaggio interpretato da Fassbender, che in alcuni momenti sembra volersi arrendere, crogiolarsi nello schifo, quasi a voler dimostrare a se stesso di essere una merda, mentre in altri frangenti sembra reagire, tentare di dar finalmente una svolta positiva alla propria vita.
In un certo modo, mi ha ricordato il Mickey Rourke di The Wrestler, o i tanti protagonisti della canzoni di Bruce Springsteen, immersi nelle “Badlands” , in bilico tra l'essere sul punto di arrendersi, reagire, sollevarsi e poi fallire ed arrendersi di nuovo.

Per tutta la durata del film, domina un senso di desolazione, mentre sprofondiamo insieme a Brandon in questa claustrofobica discesa negli inferi. La telecamera di McQueen lo accompagna con il fiato sul collo, non gli concede un momento di privacy, ma niente sembra mai eccessivo. Non sembra esserci un gusto per lo scandalizzare fine a se stesso come si trova, purtroppo, in molte altre pellicole. La regia è a tratti virtuosa, ma mai fastidiosa o disturbante. Di sicuro non siamo di fronte a un capolavoro della settima arte, visti i diversi difetti che possiamo trovare (se proprio vogliamo), ma si tratta in ogni caso di un grandissimo film, uno dei migliori degli ultimi anni.
Un film monumentale, potente e sincero, a tratti straziante, ma che con sicurezza e facilità riesce a penetrare il cuore.

Girato in appena 25 giorni, tra l'altro.




“Everybody's got a secret Sonny 
Something that they just can't face 
Some folks spend their whole lives trying to keep it 
They carry it with them every step that they take 
Till some day they just cut it loose 
Cut it loose or let it drag `em down 
Where no one asks any questions 
Or looks too long in your face 
In the darkness on the edge of town “
-- Bruce Springsteen, Darkness on the edge of town

9 commenti:

  1. Bellissima recensione Vittorio.
    Anche a me il film è piaciuto molto ma ricordo anche di avere avuto delle riserve, specie sull'incapacità di dare uno snodo narrativo più corposo a discapito delle mille scene di sesso.
    Ma è un film su un'ossessione, ci sta.
    Fassbender impressionante...
    E, come dici, il suo piano d'ascolto sul canto di lei è roba da non dimenticarsela più.
    Ci sta il parallelo con Randy the Ram.
    Ma la scena omo, alla fine, che significato ha?
    Sarà quello lo shame?

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    Risposte
    1. Mah senti, io l'ho intesa proprio come un voler far qualcosa per dimostrare a se stesso di fare schifo e stare male, magari spinto dal disprezzo di se,... come quando ti ubriachi non per stare bene, ma solo e soltanto per stare ancora più male. Spesso è più semplice arrendersi e dare ragione a se stessi, odiarsi piuttosto che reagire. Mi è sembrato un gesto impulsivo solo per poter dire al tizio stronzo dentro la sua anima: guardati brandon, guarda come sei squallido e malato. Quando ti ritieni un fallito spesso cerchi di darti ragione, è più semplice che darti torto... non so se mi sono spiegato... io l'ho vissuta in questo modo quella scena. A presto dae-soo... e grazie di passare di qua!

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    2. Ah ah, più che la fotografia di Brandon sembra che hai fatto la mia... :)
      Non lo so, ti ho capito perfettamente e ci può stare,io molto più stupidamente l'ho inteso quasi alla "lettera", Brandon ha una forte latenza omosessuale che cerca di combattere e nascondere con l'iperattività etero.
      Ovviamente queste mie frasi andrebbero spiegate in modo più esaustivo e intelligente ma giusto per farti capire.
      Ti ho messo in blog roll, ora ti vedo anche senza cercarti :)

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    3. Vai grazie mille... stasera mi guardo Synecdoche New York, poi ti faccio sapere!!

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    4. Oh cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo

      auguri

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    5. "quanti cazzi fanno?" mi è venuta spontanea...

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  2. dice Caparezza che il secondo è il più difficile, meno male che Steve Mcqueen non lo sa:)

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  3. Benvenuto da queste parti!! Comunque, McQueen è sicuramente uno dei registi più promettenti. Ha sia le qualità tecniche che la giusta sensibilità per regalarci altri bei film... Su lui vale lo stesso discorso fatto da altri, spero vivamente che non si faccia incatenare da Hollywood e dalle dinamiche di mercato, perché sarebbe davvero un peccato!!

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  4. .....nella mia mi sono dimenticato di citare Brandon durante la canzone!
    Che scena grandiosa! Anche tu, come me, sei annegato in questa pellicola, la tua rece lo dimostra!
    Concordo con te, aspetto con ansia 12 years a slave!
    (me l'ero persa questa recensione :))

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