“Nasciamo
soli, viviamo soli, moriamo soli. Soli. Sempre soli. Ed anche quando
scopiamo siamo soli. Soli con la nostra vita, la nostra carne. E'
come un tunnel impossibile da condividere. E quanto più invecchiamo
più siamo soli, di fronte al ricordo di una notte che si distrugge
lentamente.
La vita
è come un tunnel ed ognuno ha il suo piccolo tunnel. Però alla fine
del tunnel non c'è neanche una luce. Anche i ricordi se ne vanno
alla fine. I vecchi lo sanno bene... una piccola vita, piccoli
risparmi, una piccola pensione. E poi una piccola tomba. E tutto
questo non serve a niente."
Micidiale.
Immenso. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono a mente per
questo incredibile lungometraggio di esordio di Gaspar Noè. Un
viaggio sconvolgente ma decisamente emozionante che ci
mette faccia a faccia con la solitudine più profonda, con la totale
mancanza di speranza, nel buio totale. E' la storia di un uomo che ha
perso tutto: famiglia, lavoro, soldi, dignità. Ha perso. Punto. E'
uno sconfitto. La vita lo ha annientato... e così lo vediamo
sprofondare nella depressione più cupa, coltivando una rabbia
gigantesca nei confronti del mondo, dell'altro, della Vita. Non c'è
più luce, non la vede. Non c'è più bellezza, soltanto lo schifo di
fronte ai suoi occhi. L'odio.
Però
non parla quasi mai, raramente agisce. Il film va avanti soltanto
attraverso i suoi pensieri. E' tutto un continuo monologo interiore
in voice-over, di una intensità allucinante. Siamo intrappolati
nella sua mente, a sua volta intrappolata in un vortice di
disperazione. Tutto è narrato in soggettiva, attraverso il flusso di
coscienza di un perdente, che non vive più, sopravvive,
fantasticando sulla fine. Immaginando una vendetta nei confronti di
tutto e tutti. Ma è una vendetta soltanto immaginata.
Gli
occhi dello straordinario Philippe Nahon (qui in una delle
interpretazioni più importanti della sua carriera) sono sempre
sbarrati, pieni di ira, mentre cammina da una umiliazione
all'altra... ma le labbra sono serrate e ciò che sentiamo, per quasi
tutta la durata del film, è soltanto il suo continuo rimuginare. I
pensieri si sommano, si moltiplicano, non gli danno pace.
La
mente del macellaio vomita sentenze di condanna sulla vita,
sull'amore, il sesso, l'amicizia, la società, la borghesia, il
sistema, il nascere e il morire. Non risparmia nessuno in un
crescendo continuo di rabbia.
"No, di scopare non ne vale la pena. Costa caro. Però aiuta a passare il tempo. E quando ti passa la voglia di scopare non ti resta niente da fare al mondo. E che in realtà non c'è altro in questa fottuta vita. Nient'altro che un programma di riproduzione a tua insaputa, che uno si sente obbligato a rispettare. Nascere malgrado se stessi. Mangiare. Portare il cazzo in giro. Dare vita. E morire. La vita è un grande vuoto. Lo è sempre stato. Sempre lo sarà. Un grande vuoto che può continuare perfettamente senza di me."
E' un
film che ci mostra l'essenza della vita, facendoci vedere il lato più
oscuro di questa. Quando vivere diventa un peso, una condanna. Quando
essere nati significa essere stati intrappolati. Quando soltanto la morte
sembra una liberazione. In alcuni frangenti sembra di vedere
il Travis Bickle di Taxi Driver (e la sequenza nel cinema a luci
rosse ne è un chiaro rimando), ma qui è tutto più estremo, forse
più reale. Siamo ad uno stadio di solitudine ancora più basso.
Stavolta la via di uscita è ancora più stretta. Impossibile da
attraversare.
Una
volta uno psichiatra che stimo moltissimo mi disse: <<Lo sai
cosa ci resta da fare quando ci troviamo dentro un tunnel e non c'è
via di uscita? ...arredarlo.>> ecco, qui, in “Seul contre
tous”, non è possibile nemmeno quello. In quel tunnel siamo
costretti a morirci, o forse a viverci per sempre, che probabilmente
è anche peggio.
Il
nostro macellaio, di cui non sapremo mai il nome, è uno dei più
belli esempi di Antieroe che mi sia mai capitato di vedere sullo
schermo. Malvagio, crudele. Razzista. Fragile. L'uomo all'apice della
sua debolezza, della sua essenza.
Un
film, questo “Seul contre tous” fatto di nichilismo estremo.
Violenza. Cattiveria. Un film amorale. Crudo. Spietato. Bellissimo.
Fino al finale...
Dopo la
sequenza finale, non è più un film bellissimo, ma qualcosa di molto
vicino ad un capolavoro. Sui generis, certo, controverso, coraggioso,
ma davvero grandioso. Quando il brutto, l'orrido riesce a
trasformarsi in un qualcosa di poetico. Ti aspetti un massacro ed
invece arriva la poesia. Senza false consolazioni, però...
La
vendetta non c'è, la vita non finisce. Non c'è la morte, c'è
l'amore... durerà poco perché la condanna è già scritta, ma chi
se ne frega!
Poco da
dire sulla regia, perfetta per il contesto, ben lontana dal
virtuosismo che caratterizzerà il più recente "Enter the void", ma
alcune trovate sono fantastiche. Come quell'invito finale a lasciare
la sala...
“Attenzione:
avete 30 secondi per abbandonare la proiezione del film”
Dobbiamo
resistere, perché quel che ci aspetta, fidatevi, è uno degli
epiloghi più emozionanti che vi sarà mai capitato di
vedere.
Cavolo, che filmone mi hai fatto tornare in mente... Complimenti Vittorio, non potevi analizzare meglio il personaggio interpretato da Nahon, un uomo devastato sotto tutti gli aspetti. Recensione splendida per un film di una potenza micidiale, che ti toglie il fiato dal primo all'ultimo secondo, che è un tunnel (quel tunnel) senza nessuna possibilità di fuga. Concordo pienamente su tutto: un capolavoro, senza dubbio nonchè, il Capolavoro proprio di Gaspar Noè.. Urge assolutamente una revisione, grazie!
RispondiEliminaGrazie... è una recensione molto sentita perchè il film l'ho proprio vissuto in maniera viscerale. Personalmente lo ritengo potentissimo. Quei lunghi monologhi mi hanno veramente conquistato. bellissimo il personaggio del macellaio, poche volte mi è capitato di veder descritta così bene la disperazione di un uomo.
EliminaMai visto nulla di Noé... dovrò rimediare!
RispondiEliminaio ho visto questo e Enter the void... per me sono da recuperare entrambi!
EliminaSegnato! Mi hai davvero incuriosito. Spero di trovarlo 'in giro'!
RispondiEliminaVaffanculo Vittorio, magnificavi tanti la mia recensione e l'hai fatta una molto più bella, complimenti!
RispondiEliminaIl finale è qualcosa di indimenticabile, un quarto d'ora tra i più belli della mia intera vita filmica.
E la cosa incredibile è che si tingono di poesia e amore malgrado, oggettivamente, sarebbe solo squallore.
E poi c'è Pachelbel...
io ce l'ho, prima o poi me lo vedo :)
RispondiEliminaMicidiale è la parola giusta. Un film coinvolgente dall'inizio alla fine. E, per quanto riguarda la fine, a pensarci a posteriori non poteva essere diversa, ma cavolo ricordo che ci rimasi davvero di m....
RispondiEliminaUno dei film che più mi ha coinvolto di recente... Un crescendo di emozione ed il finale con quel mix di violenza-tenerezza l'ho trovato fantastico!! Comunque benvenuto! Già ti conoscevo, ero capitato sul tuo blog tempo fa... avevo letto le tue recensioni dei film di Oshima e Teshigahara ed alcuni mi sono subito buttato ad acquistarli su amazon... aspettavo di vederli per tornare a commentare. la tua sezione dedicata al giappone è splendida!!
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