Può un film che racconta un orribile
fatto di cronaca, una storia di follia e violenza estrema, essere di
una sconfinata raffinatezza e dolcezza? Si, può esserlo. E ce lo
dimostra Koji Wakamatsu con questo splendido “Angeli violati”,
film di appena 57' capace di emozionare ed incantare, grazie alla
bellezza delle immagini e delle musiche.
Ispirato ad una storia vera, il film
narra di un pluriomicidio: è la storia di un pazzo che entra in un
dormitorio di infermiere e le uccide una per una in maniera brutale,
risparmiando alla fine soltanto una ragazza. Disadattato, depresso, frustrato, incazzato con il mondo intero e soprattutto ossessionato ed intimorito dal sesso, il giovane ci viene presentato nelle prime scene del film
attraverso le proiezioni della sua immaginazione: una splendida
carrellata di nudi femminili in bianco e nero, labbra, occhi, gambe,
piedi... Segue poi la sequenza in cui lo vediamo provare la propria
pistola in riva al mare e soltanto dopo questa scena veniamo
scaraventati dentro il dormitorio. Due delle infermiere stanno
consumando un rapporto saffico, le altre le stanno spiando da un buco
della parete. Arriva quindi il ragazzo e sono le stesse infermiere a
farlo entrare, inconsapevoli dell'incubo che che si troveranno a
vivere di lì a pochi minuti.
Il resto del film è un dilagare
irrefrenabile della follia. Il ragazzo impazzisce e sfoga tutta la
sua rabbia sulle innocenti fanciulle. Vediamo i suoi occhi pieni di
ira. Entriamo nella sua testa, viviamo i suoi incubi, assaporiamo la
sua misoginia, determinata dalla paura del sesso femminile, derivate
probabilmente da una incapacità di soddisfare sessualmente le
ragazze. Nella sua mente distorta, la donna è un mostro, un pericolo
e le sequenze oniriche mostrateci da Wakamatzu in questa ottica sono
perfette per farci entrare in empatia con il killer, per farci
assaporare la sua fragilità.
Per una buona mezz'ora il film diventa
un qualcosa di estremamente disturbante. Le urla delle ragazze, i
loro occhi pieni di terrore, ci assalgono lo stomaco, ce lo
stritolano... e ci troviamo così combattuti tra sentimenti di
compassione, nei confronti sia delle vittime che del carnefice, e
sentimenti di rabbia ed odio profondo.
Se riusciamo a resistere, però, ciò
che ci aspetta è una finale di una dolcezza impressionante. In pieno
stile orientale, la violenza, la brutalità, si mescolano
improvvisamente alla poesia, al romanticismo. Le musiche ci
trasportano in un'altra dimensione, dal bianco e nero si passa
bruscamente al multicolor ed il film assume tutt'altra forma e
sapore. Il killer spietato si trasforma anch'esso in un angelo
violato e non lo vediamo più come carnefice, ma anche questo come
fragile vittima di un mondo crudele, bisognosa soltanto di essere
amata.
Fortemente criticato, condannato,
proibito in quasi tutto il mondo, “Angeli violati” è a mio modo
di vedere un gioiello perduto da riscoprire. Malgrado la trama esile,
i pochissimi dialoghi, è una pellicola che riesce a far breccia nel
cuore grazie alla bellezza delle immagini, a quelle inquadrature
sugli sguardi dei protagonisti dotate di una incredibile sensibilità
intrinseca. E' un film che penetra dentro, lo si sente scorrere
dentro di noi con la sua potenza. Lo si vive. Punto.
Non ho voluto leggere tutto, perchè già dalle prime righe ho capito che è sicuramente uno di quei film che potrei adorare. Tra l'altro panorama interessantissimo, quello giapponese di fine anni '60. L'ho già segnato e vedo di recuperarlo all'istante, poi ripasso a scriverti le mie impressive, grazie Vittorio!
RispondiEliminaP.S. Da come ne scrivi, credo sia sullo stile di "Blind Beast" (1969) di Yasuzo Masumara, un film che potrebbe piacerti sicuramente ;)
Di Blind Beast ne ho letto in giro, ma non l'ho visto...cercherò di recuperare! sul cinema giapponese di quegli anni sono d'accordo. Anche i primi film di Oshima sono veramente belli! Ma questo ce l'hai? sennò fammi un fischio e te lo procuro!! e grazie ancora
EliminaSi, l'ho già trovato, è in dl, ti ringrazio!
EliminaGran film, e un Wakamatsu in grandissima forma, qui in una delle sue migliori prove. Hai fatto bene a parlarne e ne hai parlato bene, sottoscrivo soprattutto l'ultima parte, quando parli di sensibilità intrinseca.
RispondiEliminaGrazie Yorick... c'è un gioco di sguardi in questo film straordinario!!
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