“Cari tutti, non dico
che sia stato facile, ma ora ho capito che non siamo e non saremo mai, simili. Io
non sono come voi, che scopate per avere conferme e potete benissimo rinunciare
a mettere dei cazzi dentro di voi. Io non sono come voi. Quello che volete voi,
è essere riempite. E non importa se da un uomo o da tonnellate di disgustosi
cazzi mosci. Non fa alcuna differenza. E io non sono per niente come voi. L'empatia
di cui parlate è una bugia perché tutti voi fate parte della polizia morale
della società il cui compito è di cancellare la mia oscenità dalla faccia della
terra...In modo che la borghesia non si senta offesa. Non sono come voi. Sono
una ninfomane e amo ciò che sono. Ma soprattutto amo la mia fica e la mia
sporca, lurida lussuria.”
*presenti spoiler
Del resto sono sempre
stati loro i protagonisti dei suoi film, degli antieroi… gente immorale, ma Von
Trier dimostra di amarli, quei suoi personaggi, di volerli difendere.
Sorprendentemente direi.
E’ vero, c’è anche
molto odio in questo “Nymphomaniac”. Odio
per quella società borghese che decide cosa va bene e cosa va male, cosa è
giusto e cosa è giusto e cosa sbagliato, le parole che si possono dire e quelle
che sono impronunciabili, chi merita rispetto e comprensione e chi no.
Von Trier non fa sconti e lo sappiamo. E’ “uno stronzo”
perché ti obbliga, o quanto meno ci prova a farti vedere le cose da un
angolazione diversa. In realtà, paradossalmente (ma anche no), Von Trier “il
cattivo” appare forse più “buono” ed onesto della stragrande maggioranza di
registi in circolazione. E con questa sua ultima opera, continua con passo
deciso il suo percorso di condanna e critica della società, ma lo fa ponendo sempre più attenzione all’umanità, alla gente che in quella
società c’è immersa e sta per naufragare, mostrando una sensibilità che ha
pochi eguali.
E bisogna essere insensibili (o prevenuti) per non rendersi
conto che non siamo di fronte soltanto alla storia di una ninfomane. Il sesso,
la ninfomania sono solo tematiche di superficie di quella che appare come una
riflessione ben più profonda…
Qui, però urge una premessa che forse avrei dovuto fare prima:
Ritengo inopportuno o quantomeno assurdo parlare dei due
Volumi in cui è diviso questo film come di due oggetti separati. E’ vero, sono
diversissimi tra loro, quasi sembrano film diversi, ma sono legati
indissolubilmente e non hanno senso l’uno senza l’altro. Specialmente il Volume
I, non ha ragione di esistere senza la parte successiva.
Perché effettivamente per tutto il Volume I sembra di
assistere alla storia di una ninfomane. La nostra Joe, che viene trovata da
Seligman distesa per terra in un vicolo buio. Presenta segni di percosse sul
volto, puzza di piscio e sembra stremata. Lui la invita a casa e lei gli confessa
di essere una peccatrice, una persona riprovevole. Così inizia il racconto di
Joe che ripercorre tutta la sua vita, svelando a Seligman il suo rapporto con
la sessualità. E lui sembra disposto a difenderla sin da subito.
Da ciò scaturisce una serie di splendidi dialoghi, uno
migliore dell’altro, che altro non sono che il dialogo interiore di Von Trier
con se stesso. Seligman incarna un lato del regista, Joe un altro… O forse Joe
è quello che Von Trier è e Seligman ciò che vorrebbe essere (Seligman di fatto
significa “uomo felice”). Oppure l’esatto contrario. Chi può dirlo? Un po’ come
era per Justine e Claire in Melancholia.
Il modo, però, in cui Joe racconta la sua vita sessuale è
subito spiazzante…
Il sesso viene privato di qualsiasi connotato sensuale,
passionale… sembra tutto frutto di un calcolo matematico. Non c’è erotismo. Il
racconto è freddo come un trattato anatomico e la lunga sequenza di cazzi
rifilatici sembra voler proprio spingere verso questa prospettiva.
Discorsi filosofici, sequenze di Fibonacci durante i
rapporti sessuali… la seduzione paragonata alla pesca. Ma c’è spazio allo
stesso tempo per la dolcezza delle molte sequenze che vedono Joe assieme al
padre, figura eterea… che poi in un capitolo successivo ci viene rivomitata in
faccia con estrema spietatezza, in un clima ben diverso da quello colorato ed
idilliaco dei primi ricordi della ragazza.
In tutto questo, però, continua a non essere ben chiaro dove
il regista voglia andare a parare. Serve allora il volume successivo per
rendere tutto più chiaro.
Il sesso diventa ancora più estremo, osceno, perverso.
Ma il sesso è soltanto la punta di dell’iceberg di tutta
quella massa di cose che la società provvede a giudicare e quindi fare oggetto
di censura e condanna. Von Trier non ci sta, non lo tollera.
Bisogna togliere di mezzo il sesso come lo vuole la morale
comune e creare un’apologia dell’oscenità
che è un’apologia di tutto ciò che è sbagliato. Per questo dico che è un film
pieno d’amore.
Esemplare in questa ottica la scena del “pedofilo” ed il
dialogo seguente.
“No, stammi a sentire – attacca Joe -
stiamo parlando di un uomo che ha avuto successo nel reprimere i suoi
stessi desideri. Che mai prima d'ora aveva avuto un'esperienza simile, almeno
finché non l'ho costretto io. Ha vissuto una vita piena di privazioni e non ha
mai ferito nessuno. Credo che sia una cosa ammirevole.”
“Non importa quanto ci provi, ma non ci vedo niente di ammirevole nella
pedofilia.” Le risponde Seligman
“Perché stai pensando a quel 5%, circa che fa del male ai bambini. Il
restante 95% non pratica al di fuori della propria fantasia. Pensa alla loro
sofferenza. La sessualità è una delle forze più grandi dell'umanità. Nascere
con una sessualità proibita deve essere un'agonia. Un pedofilo che vive tutta
la vita con la vergogna per i suoi desideri, ma che non fa niente per metterli
in pratica, si merita una cazzo di medaglia.
Ma c'era un altro motivo per la mia comprensione, che ti appare così
misteriosa...Ho visto un uomo che stava portando la mia stessa croce.
Solitudine. Eravamo entrambi sessualmente reietti.”
Ecco, forse è la scena più bella che mi sia capitato di
vedere al cinema di recente, che può essere presa come manifesto del cinema di
Lars Von Trier. Cosa fa Lars? Prende con coraggio un tema scabroso come quello
della pedofilia, un tema su cui siamo abituati a schierarci a prescindere,
senza se e senza ma e ce lo fa vedere da un’altra angolazione. E’ “provocazione
fine a se stessa”? Per me è ben altro… è chiaro segno di sensibilità. E forse
così potente Von Trier non lo era mai stato.
Poi si può dire di tutto e di più. Si può stare a discorrere
su quanto fosse opportuno spingersi con la telecamera a pochi passi dalle
natiche di Charlotte Gainsbourg mentre si fa frustare, oppure mostrarci in
primo piano due cazzi neri eretti. Ma mi sembrano discorsi da due soldi di
fronte all’immensità di questa opera, di fronte ad una portata simbolica di
tale grandezza.
Ed uso il termine “simbolica” perché il racconto di Joe è
ben lontano da un taglio documentaristico, malgrado il realismo delle scene. Lo
stesso Seligman non ci crede. Troppe coincidenze.
E potremmo anche stare a parlare ancora della grandezza di certe
scene, della fotografia a tratti suggestiva, a tratti freddissima…o della
colonna sonora magnifica che spazia dall’Heavy metal dei Rammstein a Bach.
Ma l’impressione è che non riusciremmo mai ad inquadrare a
pieno questa pellicola, che merita assolutamente di essere riguardata e
riguardata ancora.
E’ uno dei migliori film degli ultimi anni. Basta con i
discorsi.
Bang!
Tra pochissimo lo vedrò pure io ^_^
RispondiEliminaoh, finalmente un'analisi sensata e ben ragionata su questo enorme film, trattato altrove, al di là del fatto che sia piaciuto o meno, per lo più con grande superficialità.
RispondiEliminaGrazie... ho visto che anche te l'hai apprezzato molto, anche se vivendolo in maniera diversa da come l'ho vissuta io. Ma in fondo è quello il bello del cinema.
EliminaCavolo, bellissima recensione! Quasi sei riuscito a farmi cambiare idea...
RispondiEliminaQuasi :-P
Molto interessanti gli spunti che hai sollevato - che ammetto, nella mia ignoranza non ho saputo cogliere - ma comunque il film non è riuscito ugualmente a convincermi. Sarò troppo borghese? XD
Come ho scritto anche altrove, non ho ancora avuto né il tempo né il coraggio per approcciarmi a questo film. Spero di poterlo fare presto. Bella analisi, comunque.
RispondiEliminaIo aspetterò di poter visionare la versione integrale, quella soft mi ha lasciata un po' con l'amaro in bocca. Antichrist per me rimane ancora il capolavoro imbattuto di Von Trier. Voler percorrere la via tortuosa e non molto originale della ninfomania cercando di dire il non detto non è facile, ma sicuramente Von Trier ci è riuscito meglio di tanti altri... Comunque complimenti per la recensione!
RispondiEliminaAntichrist l'ho visto quattro volte... apprezzandolo sempre di più dopo una prima visione a cui forse non ero ancora preparato (muovevo i miei primi passi nel cinema d'autore)... Questo però l'ho amato molto di più Dopo Melancholia è quello che mi ha trasmesso di più, ma dipende essenzialmente da quel che sono io. In fondo il cinema è in un certo senso uno specchio che riflette quel che sei...;-)
Eliminamah, se ce una cosa che odio sono i borghesucci i benpensanti e le censure, ma Von Trier è il suo cinema non mi piacciono affatto e non certo perchè appunto dico che certe cose non vanno bene, ma perchè, a mio modesto parere sia chiaro, il suo cinema è vuoto, non sa di nulla, lui cerca di far credere che sia arte, ma in realtà è solo un suo delirio di onnipotenza.
RispondiEliminaBoh io la vedo così e ripeto odio i benpensanti, ma per me Von Trier non è manco un regista.
Ora i fan del buon Lars mi scanneranno vivo, ma pazienza ;-)
io assolutamente non ho intenzione di scannarti vivo ci mancherebbe... anzi grazie di essere passato ed aver espresso la tua opinione. Però sono completamente in disaccordo... tu dici che il suo cinema è vuoto...per me è "pienissimo"! per me il cinema vuoto è un altro... questo l'hai visto? Perchè dici che è vuoto? Melancholia perchè è vuoto? Per capire eh...non certo per scannarci...
EliminaFantastico. Hai detto tutto ciò che avrei voluto dire. Anche io ho trovato la parte riguardante il pedofilo di una potenza rara. Una riflessione magnifica, che pochi possono comprendere fino in fondo. Lars von Trier si conferma uno dei miei registi preferiti.
RispondiElimina