"SULL'ORLO DELLA DISPERAZIONE NON RESTA CHE FARCI COMPAGNIA, PRENDERCI UN PO' IN GIRO". Visto ieri sera al cinema... SPLENDIDO! Raramente si ha la fortuna di vedere sul grande schermo un film di tale bellezza. Un film che sarebbe ugualmente eccezionale se lo si vedesse togliendo il volume e lasciandosi trasportare ed emozionare dalla potenza delle immagini, dai primi piani sui volti dei personaggi. Ed allo stesso modo, sarebbe meraviglioso, anche se lo si guardasse ad occhi chiusi, soltanto ascoltando i dialoghi, i monologhi del protagonista. Mettete insieme questi due elementi, immagini eccezionali e parole bellissime e viene fuori questo gioiello di film. E poi c'è il protagonista, interpretato magistralmente da Toni Servillo. Un Jep Gambardella che sembra un Marcello de La Dolce Vita invecchiato (ma a tratti ricorda anche Guido di 8 e mezzo)... ha scritto un solo romanzo, poi non ha scritto più niente perché voleva trovare la grande bellezza... E l'ha cercata per una vita intera nelle feste dell'alta borghesia, nella mondanità, riempiendosi di rughe e di una malinconia, mal celata sotto un sorriso pieno di sofferenza. Sembra quasi sul punto di arrendersi, mentre scruta con una certa pietà, commiserazione quella serie di personaggi-marionette, ben dipinti da Sorrentino, che gli si aggirano attorno. Non giudica più perché sa che quella miseria è condivisa... "SULL'ORLO DELLA DISPERAZIONE NON RESTA CHE FARCI COMPAGNIA, PRENDERCI UN PO' IN GIRO".
E poi c'è il ricordo di lei, la classica lei, la donna che ha sempre amato... Un ricordo che riaffiora sempre e fa commuovere il protagonista. E poi c'è Ramona (interpretata sorprendente bene dalla Ferilli) che con la sua "rozzaggine" sempre più vera di tanti altri. Ed il personaggio di Verdono, attore di teatro mezzo fallito, innamorato di un'attricetta spocchiosa ed antipatica che nemmeno lo considera, oppure l'editrice nana, o l'artista che 'vive di vibrazioni' ma non sa cosa significa...Sorrentino ci infila di tutto. Dalle prese di culo ad un certo tipo di chiesa, alla commiserazione per una bambina costretta dal padre a diventare un enfant prodige dell'arte contemporanea... Ma ci sono soprattutto le immagini (in primis quella del mare sul soffitto che è qualcosa di straordinario) e le parole ("È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile.")
Poi si puo' dire che è un film pretenzioso, ricco di dialoghi vuoti (ma lì sta il senso di quei dialoghi), pieno di personaggi teatrali (ma se si considera la vita un farsa in cui tutti recitano, mi sembra il minimo) troppo figlio dei film di Fellini (ma è un male?), troppo difficile... (e vabbé, ci vuole un po' di sensibilità per vedere la triste umanità dietro le maschere ed i volti distorti dall'alcol e dalla solitudine nel mezzo di quelle feste)...
Per me, in ogni caso, è un film che un amante del cinema non dovrebbe farsi sfuggire
Grande Vittorio,perfettamente d'accordo, come saprai...
RispondiEliminaQui l'appunto che ti ho fatto per Melancholia era quasi impossibile data l'antinarratività di Sorrentino :)
Anche a me questa frase ha colpito moltissimo:
SULL'ORLO DELLA DISPERAZIONE NON RESTA CHE FARCI COMPAGNIA, PRENDERCI UN PO' IN GIRO
credo che sia stata un pò troppo sottovalutata.
Ma è soprattutto qui che cogliamo il pensiero di Jep...
Per me se un film viene definito "troppo figlio di Fellini" è decisamente un onore eccezionale.... concordo su tutto!
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