Con queste semplici parole, al limite del banale, e con un treno che sfreccia fra i grattacieli di una città futuristica, comincia questo magnifico film. Wong Kar wai, come sempre, non racconta storie, dipinge sentimenti. Il film è fatto di nostalgia ed amore, quello non dichiarato, soltanto vissuto silenziosamente, abbandonato e poi inseguito per tutta la vita. Malinconia profonda, passione, erotismo...
Questo film non è
semplicemente diretto da Wong Kar Wai, questo film E' Wong Kar
Wai, nella sua pienezza. Emerge una passione viscerale da parte del
regista di Hong Kong, che dentro questa pellicola ci ha buttato tutto
se stesso, la sua poetica, le sue tematiche principali, il suo stile
inconfondibile, caratterizzato da inquadrature virtuose, estrema
attenzione ai particolari, uso ossessivo del ralenty e delle voci
fuori campo, dialoghi semplici, metafore, melodie musicali ripetute
all'ossesso... E' il suo film manifesto, la summa della propria opera
e soprattutto il film più personale ed intimo, che meglio lo
descrive. Il suo “8 ½”, il suo “Inland Empire”...
Un film che può
forse sembrare pretenzioso e risultare lento e quasi antipatico, che
si avvolge ripetutamente su se stesso come uno scarabocchio su un
foglio di carta, come la storia di uno scrittore che non sa cosa
scrivere e ci infila tutti i brandelli della propria esistenza.
Questo, infatti, fa il protagonista: scrive un romanzo di
fantascienza dall'alto contenuto erotico dove ci infila tutte le
persone della propria vita.
Si va avanti nel
tempo, si torna indietro, poi veniamo di nuovo ricatapultati in
avanti, in un futuro popolato dal passato. Quello che conta, però, è
soltanto il sentimento che prorompe con potenza attraverso le
immagini, in maniera mai violenta ma progressiva.
L'atmosfera è
sempre in bilico tra realtà e fantasia, tra passato e presente. Sono
ricordi ciò che vediamo o solo soltanto immaginazione?
Il film comincia
dove finiva il precedente “In the mood for love”... Il
protagonista, infatti, è lo stesso, quel Mo-Wan Chow, un tempo
giornalista, adesso romanziere, interpretato dall'immancabile Tony
Leung, bravissimo attore “feticcio” del regista. Qui, però, è
presentato in luce estremamente diversa. L'esperienza di In “the
mood for love” lo ha cambiato: dopo essersi innamorato di Su-Li
Zhen ed aver represso quel sentimento, è adesso diventato un
insensibile seduttore. Cambia donne in continuazione, cerca di non
affezionarsi a nessuna per paura di star male. In realtà non fa che
cercare Su-Li Zhen in tutte le altre... cerca il passato. Convive con
il rimpianto di essersi lasciato sfuggire il vero amore della sua
vita. “ho amato una donna ma non ho mai saputo se lei mi amava”.
Per paura, per pigrizia...
Da quel segreto
nascosto nel tempio, nello splendido finale di “In the mood for
love” riparte questo 2046. Quanto il precedente film era “casto”
, “freddo” e forse un po' irrealistico, questo è carnale,
passionale, sincero. E' la storia di un amore ricercato fino
all'ossessione: cerca Lei e sembra trovarla in parte in tutte le
altre, ognuna per un particolare, un certo modo di sorridere, di
muoversi, di camminare, di fare l'amore, un profumo,
un'acconciatura... ma la realtà è che nessuna è Lei interamente.
Sui sedili posteriori dei taxi si appoggia con la testa sulle spalle
delle sue amanti, con gli occhi chiusi come faceva con lei, magari
immaginando che quella spalla fosse la sua...Tutto ciò che fa ciò è
finalizzato al riempire il vuoto di quella perdita, ma è inutile.
Non ci può riuscire Ling Bai (Ziyi
Zhang), non ci può riuscire la figlia del proprietario dell'albergo
(Faye Wong), non ci può riuscire la misteriosa donna incontrata a
Singapore (Gong Li), anch'essa intrappolata dalle catene di un
passato che non sembra volersene andare...
Passare
spasmodicamente da una donna all'altra non gli serve a niente.
<<Che gusto
c'è a cambiare sempre letto? - gli domanda Ling Bai, con le
lacrime agli occhi – Non ti sembra di buttare il tempo, di
girare a vuoto?>>
<<Punti di
vista...e poi il tempo è tutto quello che ho.>>...
oppure ancora, sempre Ling Bai: <<E non mi importa se non mi ami, tanto io ti amo lo stesso>>
In 2046 la
malinconia per quell'amore perduto è sempre presente, in ogni
fotogramma, in ogni parola... è presente nella musica spagnola di
altre epoche che contribuisce a dare ancora un maggior senso di
nostalgia per un tempo che fu e non ritornerà. Il tutto narrato con
una cura maniacale. A livello puramente visivo è uno dei film più
affascinanti degli ultimi anni...
La storia si svolge
in un'atmosfera ovattata, per gli stretti corridoi dell'Oriental
Hotel, attraverso dialoghi fugaci per le scale, le camere da letto,
inquadrate sempre di sbieco, con parte della visuale spesso coperta
da una tenda, un muro, una porta, una nuca. Ci sono colori forti,
vividi, c'è il fumo di sigaretta che annebbia le immagini, ci sono
volti riflessi negli specchi, primi piani intensi, inquadrature sui
piedi femminili, sui tacchi a spillo... le donne sono bellissime,
raffinate, sensuali. La splendida Zhang Ziyi, con i sui movimenti
felini, le sue acconciature elaborate, i suoi abiti eleganti e
variopinti, è di una bellezza disarmante (sottolineata dalle note
della coinvolgente “Sybouney”
di Xavier Cugat)... ma tutto sembra privo di materia. Tutto sembra
onirico, inafferabile, astratto, sfuggevole... ma meravigliosamente
coinvolgente.
In
un'intervista Wong Kar Wai ha dichiarato: “Più
che una storia, un’atmosfera, è un modo per ricordare a me
stesso, che la cosa che dura di più è l’amore, almeno nel
ricordo”...
Il 2046 altro non è
che il numero di una stanza d'albero, quella dove Chow si incontrava
di nascosto con Su Li Zhen, 2046 è il titolo del suo romanzo, 2046 è
l'anno in cui Hong Kong cesserà di essere regione autonoma e tornerà
a tutti gli effetti sotto il controllo della Repubblica cinese, in
base all'accordo del 1984 con l'Inghilterra.
Ma 2046 è
essenzialmente il Godot di Chow e di Wong Kar wai, è il suo nemico
che non arriva mai nel deserto dei tartari. Come in “Ashes of
time”, del tempo che è stato, rimangono soltanto le ceneri...
Anche
nel romanzo che scrive, non c'è lieto fine. Il protagonista si
innamora di una androide, le chiede di andare via con lui, ma lei si
deteriora, smette di funzionare... e così né si muove, né parla
più... “Il
suo silenzio era dovuto alle emozioni differite o al fatto che non mi
amava? Non avevo nessun potere su di lei o forse amava già un altro.
Non potevo che rinunciare”
L'ovvia conclusione
di questo romantico dramma, universale, fuori dal tempo...è che “non
si può sovrapporre un amore a un altro” e soprattutto “La
verità è che non si torna indietro” ..
Chow, alla fine
capisce e non si volta e il narratore fuori campo ci dice che “ebbe
l'impressione di salire su un treno senza fine, lanciato in una notte
insondabile verso un futuro incerto”... Ma non è il futuro che
stiamo cercando, è il passato per poterlo cambiare...perciò quel
treno è destinato a non arrivare mai a destinazione. Possiamo
soltanto piangere con la testa appoggiata al finestrino...
Ecco quindi che il
2046 diventa il luogo con cui fare i conti con noi stessi. 2046 è la
donna che abbiamo sempre amato ma che adesso per una ragione o
l'altra non è con noi... ma è anche quella che vorremo
amare, ma per quanto ci possiamo sforzare, non ci riusciremo mai...
2046 è il lavoro che abbiamo sempre sognato, la casa dove avremmo
sempre voluto vivere, ma che non ci siamo mai potuti permettere...,
l'aereo che volevamo prendere, ma non ne abbiamo avuto il coraggio,
l'amico a cui non parliamo più perché non siamo riusciti a
perdonarlo, il <<grazie>> che avremmo voluto dire a
nostro padre prima che morisse...
2046 sono i bei
momenti passati, le emozioni vissute nei giorni più felici ma anche
e soprattutto le nostre scelte sbagliate, i nostri errori, i nostri
rimorsi, le parole che abbiamo avuto paura di pronunciare, le
decisioni che avremmo dovuto prendere, ma non lo abbiamo fatto...
Mamma mia che recensione Vittorio, gli hai fatto un'autopsia incredibile!
RispondiEliminaConcordo, film meraviglioso.
Ma un filino ostico.
Sia che nella mia vita, quanti film avrò visto, 6000?, vabbeh, sai che questo è L'UNICO film che ho visto due volte consecutive? Ossiam, è finito, ho mandato indietro il dvd e l'ho rivisto, senza nemmeno un secondo di pausa.
E non tanto per la sua bellezze, ma perchè ci avevo capito pochissimo...
Ahahah... in effetti... può risultare ostico, anche se per me non è stato così. almeno non mi ricordo una particolare difficoltà la prima volta che l'ho visto. Sarà che da amante di Lynch sono abituato a film molto più complessi. Ieri finalmente sono riuscito a trovare in un negozietto il dvd originale, era un po' che lo cercavo, avevo quasi perso le speranze. Ho guardato se funzionava ed ovviamente mi sono rivisto tutto il film... per me è splendido!
RispondiEliminaNon ho mai visto questo film, ma la tua recensione così ben scritta mi ha fatto incuriosire parecchio. Lo inserisco nella lista dei film da vedere, spero che a questo punto non deluda le mie aspettative!
RispondiEliminaPassa da me se ti va
http://lovedlens.blogspot.it
Ehilà Monica, benvenuta da queste parti! scusami se ti rispondo solo ora! Grazie mille, passo immediatamente da te con molto piacere!! riguardo il film, è molto probabile che tu lo possa odiare, ti avverto... Magari se non hai mai visto Wong Kar Wai parti da qualche altro film, tipo Hong Kong Express o In the mood for love. vedi un po' te...e grazie di nuovo!
RispondiEliminaUna recensione ineccepibile, anzi, più che una recensione!
RispondiEliminaDirei che hai detto tutto quello a cui penso ogni volta che riguardo questo film meraviglioso.
Proprio oggi ho letto sul giornale che Wong Kar Wai sta girando un nuovo film sull'allenatore di Bruce Lee: sono curiosissima di vederlo!
Il film è "The grandmaster"... è già finito. è stato presentato l'anno scorso a Berlino, dove Wong Kar Wai ha ricevuto il premio alla carriera... ma in Italia non uscirà mai! di sicuro cercherò di procurarmelo in qualche modo!
RispondiEliminaAggiornatissimo il giornale che ho letto, ah ah!
EliminaSperiamo che lo distribuiscano almeno in dvd!!
Uh! Sono proprio a digiuno di film orientale visto che manco sapevo fosse il proseguimento di In the mood for love! La mia redenzione può proseguire e segno questo film e tutti gli altri di cui parli che non ho visto... mi sa che abbiamo gusti affini :)
RispondiEliminaSegna segna...del resto anch'io sto facendo lo stesso con i film del tuo blog... Si, mi sa che abbiamo gusti affini! Ed appena ho tempo mi leggo la tua tesi su Charlie Kaufman, non vedo l'ora!!
RispondiElimina:-)
Uno dei miei film preferiti! Ha un fascino tutto suo che non può lasciare indifferenti
RispondiEliminaComplimenti davvero una grande recensione che attinge appieno dalla potenza del film. Un uomo nella penombra costruisce il labirinto spazio temporale che lo imprigionerà, attraverso un'estetica di colori e parole sarà impossibile tornare davvero indietro come andare davvero avanti. 2046 in ultimo è uno stato di sospensione e separazione dalla vita, ma anche il suo racconto vero e profondo. Una rievocazione appassionata del mistero che alimenta la vita, l'utopia incredibile che vita e letteratura scorrano finalmente all'unisono.
RispondiEliminaGrazie mille Rocco, commento stupendo! Poche righe ma fantastiche con le quali mi trovo pienamente d'accordo! E la cosa bella in tutto ciò è che potremmo usare lo stesso commento per "Ashes of time" ed in parte per tutti gli altri film di Wong Kar Wai. Quell' "impossibile tornare davvero indietro come andare veramente avanti" è uno dei temi più cari al nostro regista e qui lo esalta e lo amplifica con grandissima potenza. Per me resta un film incredibile, troppo troppo troppo sottovalutato, ma il mio parere conta veramente il giusto... In ogni caso grazie di essere passato da questo blogghettino ormai in congelatore da troppo tempo. Spero di poterlo rimettere in moto a breve ed in tal caso spero di rivederti da queste parti! :-)
EliminaGrazie a te. Non hai messo una virgola fuori posto per descrivere questo capolavoro e certe volte mi chiedo come si possa fare. Film del genere mi annientano. Spero tu possa ricominciare a scrivere presto, ho visto che addirittura ti sei imbattuto in "oltre l'eden" altro superlativo capolavoro di specchi e colori. Torno a leggerti presto.
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