“In
Trance” di Danny Boyle (il regista di uno dei maggiori cult degli
ultimi 20 anni, ovvero “Trainspotting”) è stata la mia più
grande delusione di questi ultimi giorni di Estate del 2013. Il film
del regista di Manchester (in uscita nelle sale italiane il prossimo
29 Agosto), infatti, ha una pecca enorme: non è coinvolgente e per
un thriller il coinvolgimento è essenziale. Qui, invece, dopo un
ottimo inizio, scandito da un montaggio frenetico ed una colonna
sonora di sicuro impatto, che senza dubbio cattura lo spettatore, il
pathos va poi progressivamente ad esaurirsi, al punto da non poter
restare soddisfatti a fine visione.
Sia
chiaro: non è certo un film pessimo, quelli sono altri... denota una
grandissima tecnica, la fotografia è splendida e gli attori sono davvero convincenti,
specialmente James McAvoy, autore di una performance davvero
intensa, ma non basta... perché il problema risiede nella
sceneggiatura. Troppo prevedibile e con alcuni “buchi” che non
possono non infastidire.
Peccato,
perché la trama prometteva veramente bene: Simon (McAvoy), che
lavora per una prestigiosa galleria d'arte, è il complice
dall'interno, di una banda di criminali capitanata da Frank (vincent
Cassel) che ha progettato il furto durante un'asta di un capolavoro
di Goya, “Le streghe in aria”. La rapina fila liscia, tranne per il
fatto che Simon, dopo aver subito un violento colpo alla testa, perde
i sensi... e si dimentica dove ha messo il quadro! La banda, così,
dopo aver appurato l'effettiva perdita della memoria da parte di
Simon (che non confessa nemmeno sotto terribili torture) decide di
ricorrere all'aiuto di un'affermata ipnoterapeuta (Rosario Dawson, la
cui sensualità esotica in questo film è pienamente valorizzata),
per provare ad accedere agli angoli più nascosti della mente di
Simon, in modo da fargli recuperare il ricordo di dove diavolo ha
messo quel quadro. La “Trance” che da il titolo al film, infatti,
è proprio quello stato di coscienza alterato, con insensibilità
agli stimoli esterni e dissociazione psichica in cui si trova un
individuo sottoposto ad ipnosi...
Da
questa interessante situazione, si sviluppa il film, che
comprensibilmente procede su due binari: quello della realtà e
quello confusionario della trance, che continuamente si intrecciano,
si mischiano tra loro, confondendosi. E qui sta uno dei pregi: la capacità del regista di disorientare lo spettatore, creando
quella perenne situazione di dubbio in cui ci si domanda se stiamo
assistendo alle proiezioni dell'inconscio di Simon durante la trance,
oppure al mondo reale. In questo, il tentativo di Boyle di indagare
uno stato di coscienza così complesso è ammirevole. Ma i risultati,
purtroppo, non sono buoni. Nella confusione che si genera il film
perde di interesse e soprattutto, con l'andare avanti della trama,
diventa sempre più prevedibile. Ed un thriller, se accade questo, è
da considerarsi non riuscito a pieno, c'è poco da fare.
Le
scene d'azione sono ottime, così come quelle erotiche... ma è
proprio l'aspetto di giallo che viene meno. Risulta essere più un
film di azione, quindi, piuttosto che un giallo e non penso che
quello fosse l'intento del regista. Soltanto sul finale, dopo la
'soluzione del caso' il film riacquista spessore, con un'ultima scena
davvero interessante che ci pone il quesito: <<E' meglio
ricordare o dimenticare?>> che mi ha ricordato molto da vicino il
finale di Shutter Island: <<Cosa
sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?
>>. Il problema è che tale tematica, che nascondeva un enorme potenziale intrinseco, sino a quel momento, non è
mai stata approfondita a sufficienza.
Resta
perciò un grande rammarico, perché un tema affascinante come quello
dell'ipnosi in mano ad un regista del calibro di Danny Boyle, poteva
davvero diventare un cult indimenticabile, ed invece resta un
thrillerino privo di personalità, che si può guardare se non c'è
niente di meglio, ma che si dimentica facilmente. Una bella occasione, amaramente sprecata.
Voto:
6-, molto generoso.
P.S: il coraggiosissimo nudo integrale della Dawson, in cui praticamente si vede tutto, non me l'aspettavo proprio.
Mi dispiace che non ti abbia entusiasmato così tanto. Io ammiro molto il fattore sensoriale nei film, a volte mi perdo più in un immagine che nel paradigma della sceneggiatura vera e propria. Come quasi la totalità della filmografia di Danny Boyle la regia è una firma di indelebile spessore a mio parere, al pari solamente della colonna sonora (altro marchio di fabbrica "Boylliano") per questo ho messo questa pellicola tra le mie preferite del 2013, più che un film, io ho fatto un esperienza visiva e musicale! Comunque sono d'accordo con te, che a volte in questo enorme labirinto ci si trovi davanti ad un punto morto
RispondiEliminaE' normale che ogni tanto ci troviamo in disaccordo...mica possiamo essere perfettamente d'accordo su tutto! per fortuna direi!! forse è stato soltanto un problema di aspettative, ma il film non mi ha convinto...
EliminaAveva secondo me un enorme potenziale (perché il tema dell'ipnosi è estremamente affascinante) ed un ottimo cast a disposizione, ma si poteva fare davvero di meglio a livello di sceneggiatura... Niente da dire sulla regia e sulla colonna sonora, perfette, ma purtroppo secondo me in questo caso non bastano...per essere un thriller è un po' troppo prevedibile. io non me la sentirei di consigliarlo...
Certamente, amo gli scambi di opinione. Sarà che di Danny Boyle potrei guardare anche un film girato interamente con un cellulare.... forse sono decisamente troppo di parte :)
EliminaLa butto così: per me Boyle è uno dei registi più sopravvalutati di sempre. Per quanto mi riguarda si salvano solo Trainspotting e la seconda metà di 28 giorni dopo.
RispondiEliminaA me Boyle non dispiace per nulla. Questo mi intrigava, soprattutto per il cast.
RispondiEliminaBeh anche tu sei stato generoso ;) in fondo in fondo c'è molto peggio in giro :D
RispondiEliminaNo, infatti... intrattiene, però mi aspettavo molto di più! Penso che i voti bassi in giro siano più per questione di aspettative che altro ;-)
Elimina